Cernobbio, opposizioni fanno "fronte comune". Schlein: "Governo senza visione"

Dal Forum di Cernobbio le opposizioni attaccano il governo. Schlein: "Manovra senza anima, ma pronti a lavorare insieme". Conte: "Politica economica basata su tagli e lavoro povero"

Cernobbio, opposizioni fanno "fronte comune". Schlein: "Governo senza visione"

In vista della stesura della prossima manovra finanziaria, le opposizioni si scagliano contro l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni. In un panel dedicato al Forum di Cernobbio, il carrozone rosso si trova per la prima volta unito. Elly Schlein invita i suoi alleati a fare fronte comune sulle proposte in materia economica. Ancora più duri gli interventi di Giuseppe Conte da un lato e Carlo Calenda dall'altro. Mentre il leader pentastellato lamenta "il coraggio mancato" della premier nella sua politica, il leader di Azione se la prende direttamente con la classe dirigente governativa ritenuta "incapace di amministrare il Paese".

Al Forum Ambrosetti di Cernobbio, in un panel insieme agli altri leader dell'opposizione, la segretaria dem ha provato inizialmente ad abbandonare le legittime distanze ideologiche con il governo per adottare un metodo più condiviso possibile. "Le imprese hanno bisogno di programmare", ha esordito la leader democratica. Poi ha aggiunto: “E' chiaro che bisogna fare uno sforzo e in questo, se vogliamo lavorare insieme nella prossima manovra, noi con approccio pragmatico ci siamo sempre stati. Come abbiamo detto che avremmo aiutato l'attuazione del Pnrr". Insomma, un messaggio indirizzato in primis al presidente del consiglio e ai suoi ministri. A stretto giro, però, sono arrivate le critiche più aspre: "La manovra sarà senza respiro, senza anima. Cercheremo di dare un contributo perché il Paese deve crescere". "Questo governo ha dimostrato di non saper rilanciare l’economia, vive di rendita. Questo governo non ha visione, non ha messo in campo una politica industriale". Per la leader dem bisogna investire sulla sanità, sul avoro, soprattutto femminile.

"La prima questione che mi piacerebbe affrontare insieme alle altre opposizioni - ha detto Schlein, intervenuta in un panel insieme a Carlo Calenda e Giuseppe Conte -è un piano per tornare a crescere". Servono "politiche industriali che siano in grado di accompagnare i grandi cambiamenti a cui siamo sottoposti". L'altra necessità per il Pd "dare continuità agli incentivi. Transizione 5.0 è arrivata tardi e senza continuità, perché non c'è più nulla dopo il 2026". Lo stesso approccio usato per descrivere il lavoro sul piano economico fatto finora dal governo. Schlein non ha paura a riconoscere in parte i buoni risultati raggiunti dall’esecutivo presieduto da Meloni: "Non siamo qui né ad abbracciare il trionfalismo del governo né a dipingere una quadro più fosco di quanto non sia. Ci sono elementi di preoccupazione, c'è una crescita, ma il punto è non accontentarci di quell'1% e chiederci che cosa la sta trainando". Ovviamente senza dimenticare una frecciata alla premier: "Se vogliamo guardare i dati di oggi questa crescita è trainata dal Pnrr, ci vogliamo preoccupare del dopo?", si è chiesta Schlein.

Di tutt’altro avviso gli altri due grandi protagonisti della gauche nostrana. Il leader di Azione, Carlo Calenda, ha riservato al governo un mix di accuse e critiche: “Al di là delle singole scelte e dei singoli scandali, questo governo ha un gigantesco problema di classe dirigente politica. Non riesce ad amministrare il Paesè”. Con solo una nota positiva: “Alcune cose che ha fatto Meloni le condivido, alcuni dati sono positivi, perchè lo sono effettivamente. Trovo abbastanza ridicolo quello che si fa in Italia da sempre, lo faceva la stessa Meloni: quando sei all'opposizione dici che va tutto male e quando sei al governo dici che va tutto bene. Credo che il problema sia più grande di cosi". Il leader pentastellato, Giuseppe Conte, invece, si è concentrato sul suo cavallo di battaglia, un convinto pacifismo anti-occidentale. "Dovremmo razionalizzare, non aumentare le spese militari e destinare ovviamente gli investimenti alle politiche sociali che in questo momento sono più vitali per consentire all'Unione Europea di poter competere, di poter rilanciarsi definitivamente in un quadro globale".

Dal numero uno 5stelle, al contrario della Schelin, l'approccio è caratterizzato dallo stesso livore ideologico di sempre. "Adesso entra in vigore il nuovo Patto di stabilità, siamo davanti a una prospettiva che comprimerà l'Italia nella possibilità di definire un rilancio della crescita", ha spiegato leader del Movimento Cinque Stelle. "Qualche giorno fa - ha detto Conte - abbiamo sentito la presidente Meloni sciorinare una lista di record isolando alcuni dati, l'ho vista più prudente invece nell'intervento che ha fatto da voi al Forum: in realtà non possiamo essere così tranquilli.La prospettiva del nuovo Patto di stabilità è che ci comprimerà molto nella possibilità di definire un bilancio per il 2025 che consenta crescita, più occupazione e miglioramento in settori decisivi come la sanità: abbiamo chiesto al governo di avere maggiore coraggio nel negoziato sulle nuove regole di bilancio ma questo coraggio non c'è stato, invece c'è stata arrendevolezzà. E ancora:"Siamo ultimi per quanto riguarda le spese sanitarie, abbiamo un crollo dei redditi reali certificato da Eurostat e adesso arriva il nuovo Patto di stabilità a comprimere le possibilità di crescita dell'Italia".

E sulla politica economica del governo, Conte è un fiume in piena: "La politica economica che di fatto questo governo sembra portare avanti è una politica economica che punta sull'avanzo primario". "Questa politica economica - ha detto Conte - significa nuove tasse, ulteriori tagli e puntare sul lavoro povero: certo, il governo sta puntando molto sull'export ma il rischio è quello di affossare la domanda interna".

Con un cenno positivo, ovviamente, nell'unica scelta del governo che va nella direzione pro-tasse alimentata da sinistra: la tassa sugli extraprofitti:"Una tassa sugli extra profitti? Sarebbe buona e giusta". Che poi ha sottolineato:"È importante ridurre il debito del Paese, ma l'unica reale possibilità certificata, anche storicamente, è quella di spingere sulla crescita: servono politiche espansive

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