La Camera dei Deputati respinge la mozione di sfiducia individuale presentata dalle opposizioni nei confronti di Matteo Salvini. La proposta contro il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti - a firma Azione, Partito democratico, Movimento 5 Stelle ed Alleanza Verdi-Sinistra - è stata bocciata dall'Aula di Montecitorio con 211 No, 129 Sì e 3 astenuti. Il leader della Lega resta quindi stabilmente nel governo Meloni, all'interno del quale ricopre anche l'incarico di vicepresidente del Consiglio. Fallisce così l'ennesimo tentativo di spallata parlamentare a opera del centrosinistra, in attesa di vedere cosa succederà domani mattina con l'altra mozione di sfiducia arrivata alla Camera: quella contro la ministra Daniela Santanchè.
"Grazie. Ennesima figuraccia della sinistra, andiamo avanti col nostro lavoro". Così, su Instagram, il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha commentato il voto dell'aula della Camera che ha respinto la mozione di sfiducia nei suoi confronti presentata dalle opposizioni.
Esito dunque senza alcuna sorpresa rispetto alle previsioni della vigilia: la maggioranza di centrodestra si è dimostrata nuovamente compatta attorno a Salvini, che non era presente nell'emiciclo al momento della dichiarazione di voto e dell'appello nominale palese dei deputati sotto i banchi della presidenza perché impegnato in incontri istituzionali. Lo scontro (anzi) si è spostato "paradossalmente" tutto dentro il campo dell'opposizione. Già nel primo pomeriggio, infatti, Matteo Renzi - pur annunciando il voto favorevole di Italia Viva alla mozione - aveva fortemente criticato l'ipocrisia dell'operato politico dei 5 Stelle, visto che il gruppo pentastellato contestava la presunta vicinanza attuale del segretario leghista alla Russia di Vladimir Putin.
"Ci scappa da ridere a pensare che questa mozione sia firmata anche dal Movimento 5 Stelle, che era ospite dei congressi del partito di Putin esattamente come la Lega - ricorda Renzi in un tweet - e da Giuseppe Conte, che ha fatto entrare i soldati russi in Italia senza alcuna logica. Ma noi facciamo politica e dunque l'ipocrisia grillina non ci interessa. Votiamo sì alla sfiducia basata sulla politica". Concetto ribadito successivamente da Davide Faraone durante il suo discorso a Montecitorio a sostegno delle dimissioni di Salvini da ministro: "Su internet si possono ancora trovare le foto di Di Battista e Di Stefano sorridenti accanto a due fedelissimi di Putin e con dichiarazioni a suo favore due anni dopo l'invasione della Crimea".
Matteo Richetti (Azione), come primo firmatario della mozione di sfiducia, ha ripetuto il refrain della mancata pubblicazione della disdetta del rapporto di collaborazione d'intenti tra Lega e Russia Unita, attaccando allo stesso tempo lo stesso Faraone, ex collega del fu Terzo polo: "Mi chiedo perché non c'è la firma del suo gruppo a questa mozione". In tutto questo harakiri del centrosinistra ci pensa il capogruppo leghista Riccardo Molinari a rincarare la dose ricordando le frasi Carlo Calenda del giugno 2017: "La Russia è un partner fondamentale dal punto di vista energetico e si può sviluppare la cooperazione". Il deputato piemontese conferma che quell'accordo con il partito di Putin era solo una "manifestazione di interessi" delle parti e che non ha più valore legale.
Per poi attaccare il Partito Democratico: "Non avete votato tre mesi fa la risoluzione del governo per l'armamento di Kiev per resistere all'avanzata russa", mentre il centrodestra si è sempre dimostrato unito su questo versante.
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