Meloni indagata, il delirio di Augias: "La solita strategia vittimistica"

Il giornalista critica il videomessaggio in cui la premier annuncia di aver ricevuto un avviso di garanzia: "Vedo una certa paura, si costruisce un bersaglio per colpire meglio"

Corrado Augias
Corrado Augias
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Atto “dovuto” o atto voluto che sia, l’iscrizione nel registro degli indagati di Giorgia Meloni da parte della Procura di Roma ha esaltato un’opposizione politica e mediatica altrimenti divisa. Sono passate poche ore dal videomessaggio in cui la premier annuncia di aver ricevuto un avviso di garanzia dal procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi per i reati di favoreggiamento e peculato - insieme ai ministri della Giustizia Carlo Nordio, dell’Interno Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano – a seguito del rimpatrio del comandante libico Almasri. Ma tanto basta per montare ad hoc un attacco mirato nei confronti di Palazzo Chigi.

L’occasione è lo studio di DiMartedì, il talk show politico condotto da Giovanni Floris. Tra gli ospiti illustri c’è anche Corrado Augias, giornalista e fiero avversario dell’esecutivo di centrodestra. Dopo aver assistito al video annuncio della premier, Augias attacca senza freni. “Cosa ne pensa?”, chiede Floris. In primis, Augias corregge Meloni sulla definizione “impropria” di avviso di garanzia. In realtà, dice Augias, è una “notifica” che nasce da un esposto in procura poi trasmesso dal Tribunale dei ministri. Poi, a stretto giro, si passa agli insulti personali: “Questo – spiega – fa parte della solita strategia di comunicazione vittimistica che la signora Meloni spesso ha adottato”.

Ma non solo. “Vedo anche una certa paura, timore”. In realtà, secondo Augias, il messaggio della premier indica “paura, titubanza”. Ma al saggista non va bene nemmeno quel “non sono ricattabile” di Meloni. Il riferimento è quella parte della magistratura che lei ritiene "politicizzata, ideologica" e pronta a tutto nel tentativo di "mandarmi a casa non grazie ai voti dei cittadini, ma con una scorciatoia giudiziaria”. Augias bacchetta perfino su questo punto: “Meloni vuole far credere che ci sia parte di magistrati che manovra leve indebite per costringerla a recedere, dimettersi”.

Il ricatto, dipinto con tono polemico e metaforico da Meloni, non convince affatto Augias.

Che infatti rincara la dose:“Lei usa quella tattica spesso usata nella politica, si costruisce un bersaglio di comodo per poterlo colpire meglio”. Da Augias, però, nessun commento sulla quantomeno ambigua coincidenza tra l’indagine e l’avanzare della riforma della giustizia che porta con sé il via libera alla temuta separazione delle carriere.

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