"Meloni rompa con Orbán". Adesso Amato difende la campagna della sinistra

L'ex premier condivide le campagne della sinistra e si scaglia contro il governo Meloni: "Contiene nel proprio album di famiglia il regime di Mussolini"

"Meloni rompa con Orbán". Adesso Amato difende la campagna della sinistra
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La deriva ungherese alla Viktor Orbán, il rischio autoritario dietro l’angolo e l’allarme fascismo mai tramontato. La sinistra e la stampa progressista hanno trovato l’ennesimo testimonial istituzionale delle loro campagne strumentali e surreali. L’ex premier Giuliano Amato, interpellato per l’occasione da Repubblica, amplifica la gran cassa della sinistra e conferma, una per una, le tesi ostili al governo Meloni. Eccolo il nuovo vizio della sinistra: tirare per la giacchetta istituzioni o figure istituzionali per sparare a palle incatenate contro l’esecutivo di centrodestra. Dalla Corte dei Conti all’Associazione nazionale dei magistrati. Dal capo procuratore antimafia all’ex presidente della Corte Costituzionale. Vale tutto: l’importate è sferzare la maggioranza e incendiare il dibattito pubblico.

Amato attacca il governo

Giuliano Amato, ex premier e presidente della Corte Costituzionale, non è che l’ultimo esempio di una lunga e corposa lista di figure istituzionali che, in un modo o nell’altro, amplificano le urla della sinistra. Dalla deriva anti europea al rischio autoritarismo, passando per le radici fasciste mai realmente dimenticate. Le posizioni dell’ex premier si sovrappongono esattamente a quelle espresse dal Partito democratico e rilanciate dalla cosiddetta “stampa progressista”.

Sulla metafora ungherese il refrain è sempre lo stesso. Amato, incalzato da Repubblica, lo conferma tale e quale: “Assistiamo – spiega – a una deriva che è figlia della sua storia: l’alleanza con Orbán ne è la prova più evidente. Un ruolo di primo piano non lo eserciti stando al fianco di Orbán. Sarebbe una politica suicida”. Il disegno politico europeo di Giorgia Meloni, a differenza di quanto vuole fare passare la sinistra italiana, è molto più complicato e ambizioso di così. Sovvertire l’attuale maggioranza europea e creare una formazione tra Popolari e Conservatori europei è un progetto che non si limita alla solo Ungheria.

L'allarme fascismo

Stesso identico discorso vale per la fantomatica deriva autoritaria. Qui Amato si discosta dai maître à penser della sinistra ma arriva alle stesse identiche conclusioni. Solo nelle ultime settimane, a partire dall’ex primo ministro Romano Prodi, il Pd ha lamentato una lenta erosione degli strumenti democratici in Italia con un decisivo rischio di involuzione autoritaria. L’ex presidente della Corte Costituzionale, in questo caso, associa la deriva illiberale con le “radici fasciste” del nuovo governo e, in particolare, di Fratelli d’Italia.

“È impensabile – spiega Amato – che governanti e cariche istituzionali che giurano fedeltà alla Costituzione non riconoscano l’antifascismo”. Soprattutto per un partito che, secondo l’ottica di Amato,“contiene nel proprio album di famiglia il regime di Mussolini”.

L’allarme Ventennio, questo il retropensiero sinistro, con Giorgia Meloni è dietro l’angolo:“Dentro il suo partito – afferma l’ex premier – resistono ancora robusti residui della cultura fascista. Sono assolutamente convinto che se ne dovrebbe liberare al più presto”.

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