La rivelazione Mantovano: "Meloni è un target per Putin"

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio mette in guardia da future altre "minacce cyber e ibride, come questa della finta telefonata" da qua alle prossime elezioni europee

La rivelazione Mantovano: "Meloni è un target per Putin"
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Alfredo Mantovano considera chiusa la questione dello scherzo telefonico che due comici russi avevano fatto a Giorgia Meloni, soprattutto a seguito delle "dimissioni del consigliere diplomatico Talò che con dignità si è fatto carico della responsabilità dell'accaduto". Il suo addio dalla struttura di Palazzo Chigi era già stato annunciato proprio dal presidente del Consiglio in occasione della conferenza stampa che presentava la riforma del premierato e il Piano Mattei. Lo stesso Segretario del Consiglio dei ministri con delega anche alla cybersicurezza e alle politiche antidroga aveva già espresso la propria opinione riguardo questa finta telefonata con il presidente dell'Unione Africana, Azali Assoumani, ritenendo che la premier avesse sospettato più di qualcosa al termine della conversazione. Oggi ritorna sull'argomento, ospite in radio del "Caffè della domenica" condotto da Maria Latella su Radio 24.

"Siamo in un contesto in cui, a partire dal invasione dell'Ucraina, le minacce cyber e ibride come questa della finta telefonata si sono moltiplicate, ma il nostro sistema è certamente attrezzato a fronteggiare questo tipo di minacce", ha spiegato Mantovano aggiungendo che "le intromissioni russe nei nostri sistemi sono all'ordine del giorno, ne aspettiamo altre da qui alle elezioni europee perché questa è la nuova frontiera della guerra". Secondo Mantovano, inoltre, "Meloni è un target per Putin - evidenzia il sottosegretario alla presidenza del Consiglio -. I fatti degli ultimi giorni lo confermano. C'è stato un tentativo di farle fare qualche errore di comunicazione che invece non c'è stato perché Meloni dice in privato le stesse cose che dice in pubblico".

Durante l'intervista c'è l'occasione di parlare anche delle recenti decisioni del governo Meloni. "L'obiettivo del Piano Mattei è quello di provare a coordinare le iniziative già in atto per politiche di sviluppo indirizzate a quei Paesi che soffrono maggiormente la crisi climatica e le crisi politiche" che si succedono in Africa. Alfredo Mantovano aggiunge ribadisce inoltre come una collaborazione si svolga "su due binari paralleli: da una parte il contributo serio allo sviluppo" in Africa e "dall'altra canali d'ingresso regolari, noi abbiamo un decreto flussi con proiezione triennale con il tetto di 450mila ingressi regolari". Gli viene chiesto di rispondere a Giuseppe Provenzano (Partito Democratico) sul fatto che il Piano Mattei sia una scatola vuota. "Sono pronto a illustrarglielo davanti ad un caffè se ha voglia di ascoltare - replica Mantovano -. Il primo effetto concreto dell'incontro alla Farnesina dello scorso 23 luglio è stata la risposta da parte degli Emirati, con un primo contributo al fondo per l’Africa pari a 100 milioni di dollari, è un segnale che si sta facendo qualcosa di concreto". Insomma: "Non c'è fuffa, c'è realtà".

Infine, una valutazione sulla riforma costituzionale appena licenziata in Consiglio dei ministri: "Se non ci sarà condivisione andremo al referendum senza alcun timore. Se invece ci sarà una condivisione del testo ampia che impedirà il referendum, ne saremo lieti ma non la perseguiamo a costo di fare venire meno punti qualificanti della riforma".

Il ruolo del Presidente della Repubblica non diventerebbe "un palloncino sgonfiato perchè meno legittimato di un premier; inoltre l'interlocuzione tra Giorgia Meloni e il Quirinale è fluida e continua". In più non viene colto "nessun svuotamento del parlamento, anzi vedo con questa riforma un'esaltazione del suo ruolo".

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