L'ipotesi è sul tavolo da settimane, anche se - spiegano all'unisono da Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni prenderà una decisione solo dopo la kermesse di Atreju, in programma a Roma dal 14 al 17 dicembre. Fino ad allora, d'altra parte, la macchina del partito è tutta concentrata sull'allestimento dello spazio ai piedi di Castel Sant'Angelo e sull'organizzazione dei panel tematici. Poi non si potrà più temporeggiare e ci si dovrà buttare a capofitto sulle liste elettorali per le Europee in programma il 9 giugno. Meloni, insomma, dovrà sciogliere la riserva e decidere se - come sostengono molti dei suoi - correre capolista in tutte e cinque le circoscrizioni. Per fare da traino al partito, certo. Ma anche per portare a casa un risulto personale che metta a tacere eventuali polemiche post voto tra alleati e possibili richieste di rimpasti.
In Europa, d'altra parte, si vota con il proporzionale, quindi tutti contro tutti. E arrivando le elezioni a quasi due anni dalle Politiche del 2022 è inevitabile che rappresentino una sorta di voto di mid term. Ci sono, ovviamente, vantaggi e controindicazioni. E Meloni sarebbe incline a metterci la faccia anche perché al momento i primi sembrano decisamente superare le seconde. Gli ultimi sondaggi, infatti, danno Fdi in ottima salute (al 28,5%), così come tiene il gradimento verso la premier («la luna di miele continua», ha confidato), non un dettaglio dopo oltre un anno a Palazzo Chigi. Se il quadro restasse questo, insomma, l'intenzione è quella di essere della partita. Una scelta che avrebbe un significato politico anche in chiave europea, visto che Meloni è presidente del partito dei Conservatori e riformisti europei. E che, a volerla quantificare, secondo i big di Fdi, potrebbe portare un beneficio di 2-3 punti. E per chi avanza dubbi sull'opportunità che un premier in carica scenda in campo in prima persona, c'è il precedente illustre di Silvio Berlusconi (Europee 2014).
Tra le controindicazioni, invece, c'è il rischio di far fibrillare la coalizione, perché una candidatura di Meloni imporrebbe a Matteo Salvini una riflessione in proposito. È per questo, spiega un dirigente di Fdi, che la decisione «sarà presa d'intesa con gli alleati». Inevitabilmente, infatti, anche all'interno del centrodestra ci sarà un clima di forte competizione. Non a caso, come «soluzione intermedia» a via della Scrofa continuano a pensare alla candidatura come capilista di alcuni ministri di peso, tra cui Francesco Lollobrigida, Adolfo Urso e Gennaro Sangiuliano. Il primo di loro, peraltro, potrebbe correre comunque, una sorta di investitura in vista della nomina del prossimo Commissario Ue italiano. Anche in Lega, ovviamente, il lavoro sulle liste è in fase avanzata. L'obiettivo è quello di guardare alla società civile e avere nomi di peso pure nelle circoscrizioni del centro e del sud. Mentre nella circoscrizione nord occidentale, il tam tam leghista non esclude possa correre un carico da novanta come il governatore del Veneto Luca Zaia. Tutti nodi che saranno sciolti a breve. Anche perché la campagna elettorale per le Europee è di fatto già iniziata. La Lega la apre ufficialmente il 3 dicembre a Firenze, insieme a Marine Le Pen e agli alleati europei di Identità e democrazia. E pure Fdi punterà molto su Ecr.
Non è un caso che si stia ragionando su come dedicare uno spazio all'Europa anche durante Atreju (la kermesse si chiuderà di domenica, con un occhio ad evitare sovrapposizioni con l'Angelus del Papa che si terrà a poche centinaia di metri). E un'idea che intriga Meloni è quella di ospitare il primo ministro del Regno Unito Rishi Sunak (ma si ragiona anche su altre soluzioni, come un big di Ecr o, scelta più improbabile, del Ppe).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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