Minestrone indigesto anche alla genovese

Accozzaglie e minestroni non funzionano, fanno il male di tutti coloro che vi partecipano: i risultati in Liguria

Minestrone indigesto anche alla genovese
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«E nun ce vonno sta!» si dice qui a Roma quando chi perde trova mille scuse e addirittura vuol far credere che ha vinto. Anche la Schlein, pur essendo svizzera, segue questo comportamento: in occasione delle elezioni perse in Liguria e che credeva di poter vincere a mani basse, ha trovato giustificazioni a dir poco ridicole: colpa di Conte che ha stoppato Renzi (ma lei era d'accordo...), colpa di Grillo che ha remato contro, colpa di Calenda che non si è impegnato, colpa dei sette nani candidati che hanno sottratto il 2 per cento di voti andati persi... E poi, la denigrazione dell'avversario: a Genova Bucci ha perso, quindi è stato un pessimo sindaco; a Imperia ha vinto, quindi sarà succube di Scajola, notoriamente un bandito; ha candidato persone che erano nella lista Toti, quindi proseguirà nel criminale sistema di concussione dell'ex Presidente... Possibile che non abbia il coraggio di dire che il suo progetto di «campo largo» non sta in piedi?

Renzo Fissore
Roma

Caro Renzo,
non ho mai creduto nel campo largo e spesso l'ho espresso anche in questa rubrica, prendendo spunto dagli interventi di voi affezionati lettori. Mentre la coalizione di centrodestra, nonostante la diversità di vedute e posizioni su qualche tematica e la naturale competizione elettorale che induce ciascun partito a perseguire l'allargamento del proprio bacino elettorale strappando voti all'alleato, ha una vocazione unitaria, valori comuni, ideali che fungono da efficace collante, il campo largo rappresenta un matrimonio di comodo e di interesse che peraltro non riesce mai bene. Antipatie, rancori, antagonismi, egocentrismi prevalgono addirittura sull'interesse condiviso, ossia quello di vincere le elezioni e di accaparrarsi il potere per poi spartirselo in qualche modo. Manca oltretutto un programma preciso, assenti sono temi degni di divenire bandiere del campo stesso.

Va da sé che l'elettore sarà poco convinto e rinuncerà anche a votare ove insofferente nei confronti di un alleato che gli risulta indigesto. Accozzaglie e minestroni non funzionano, fanno il male di tutti coloro che vi partecipano. Tuttavia, voglio ora precisare questo: la sinistra, intesa in senso lato, perde sistematicamente non per la debolezza della coalizione e neppure semplicemente per la sua crisi di identità o per la mancanza di idee, sebbene questa sia una pecca gravissima. La sinistra è destinata a perdere perché il centrodestra, capitanato da Giorgia Meloni, leader del partito prediletto dagli italiani, ossia Fratelli d'Italia, è sempre più forte, nonostante le picconate che gli vengono inflitte in modo sistematico. Abbiamo un centrodestra credibile, che gode della fiducia del popolo sovrano, il quale è soddisfatto dell'attività dell'esecutivo, efficace, efficiente, solido, dunque perché mai esso dovrebbe essere sconfitto da Elly Schlein, Giuseppe Conte, Matteo Renzi e Carlo Calenda che bisticciano tra loro? Quali garanzie di solidità, robustezza, competenza offrono i partiti dei soggetti politici che ho appena menzionato, quantunque coalizzati tra loro, ammesso che vi riescano sul serio? Rispondo io: nessuna assicurazione, se non quella di produrre amministrazioni, giunte, maggioranze, governi fragili.

Per non parlare poi del fatto che questa opposizione non sa fare altro che scandalizzarsi per il nulla, chiedere le dimissioni di questo e quello e lanciare isteriche accuse di fascismo ormai quotidianamente. Gli italiani sono alquanto stufi.

Allora tanto meglio andare sul sicuro e votare a favore di Meloni & Company.

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