Se McDonald's dà lezioni di equità alla sinistra

Il mondo alla rovescia di Milano. La multinazionale: "Il Comune non vuole i pasti democratici in Galleria"

Se McDonald's dà lezioni di equità alla sinistra

E tu che cliente sei, di Prada o di McDonald's? Questa è una storia di multinazionali, di appalti, di affitti, di chi sta in centro e di chi va in periferia, e un po' anche di chi compra cosa, e quindi di ricchi e di poveri. A Piazza Duomo, nel centro del centro di Milano, in quel luogo che evoca lo sguardo dei flaneur, in Galleria, c'è ancora gialla la grande M di McDonald's. Ancora per poco. Il 16 ottobre si smobilita. Non ci sarà più posto per gli hamburger, per il fritto delle patatine e per l'odore dell'America mordi e fuggi. Arriva Prada, con le sue belle scarpe, roba per pochi, che in questo monopoli per conquistare la vetrina più lussuosa ha stracciato Apple e Gucci. Solo che McDonald's non se ne va in silenzio, ma con una sottile provocazione contro chi governa Milano. Quella sinistra alla Pisapia che parla di popolo e migranti, di poveri e precari, sempre con quel retrogusto di chi non ha mai mangiato un grasso panino da fast food, ma sa riconoscere la differenza tra sushi e sashimi, tiene a bada la salute con cibi di origine controllata e mozzarelle di bufala lavorate direttamente a Palazzo Marino per rispettare la legge aurea del chilometro zero, che vale per tutti tranne per la papaya equa e solidale di qualche centro sociale rigorosamente occupato. Tutta roba magari buonissima, ma con un difetto d'origine: costa. La cucina dei Pisapia scoppia di salute, ma ha bisogno di portafogli di ricchezza atavica. McDonald's quindi chiude con un pranzo gratis il 16 ottobre, dall'una alle tre del pomeriggio. E scrive: «Vogliamo ringraziare dopo vent'anni di attività 40 milioni di clienti. McDonald's consente ogni giorno a 700mila persone di mangiare spendendo una cifra contenuta nelle più belle piazze d'Italia. Purtroppo il Comune di Milano ha deciso di non renderlo più possibile in Galleria».

Pisapia chiaramente dice che un appalto è un appalto. Prada ha offerto di più. È il mercato bellezza. E quando ci sono di mezzo i soldi non valgono le ragioni sociali. Lasciate stare che poi questa scelta di lusso piace alla cultura della sinistra di lotta e di governo. Lo dicono tra le righe. Ci sono multinazionali e multinazionali. McDonald's puzza, Prada è buona e santa borghesia, colta ed elegante, sempre ricca e capitalista, ma con lo charme che piace alla gente che piace. Quello che i signori della M gialla vogliono dire è che questa sinistra si dimentica che i poveri non calzano Prada, ma mangiano gli hamburger a pochi euro. Li ama, ma in periferia.

Quelli di McDonald's dicono che fare la fila per comprarsi un panino è un segno di democrazia, un momento di eguaglianza, visto che tutti quanti stanno lì, senza privilegi, senza distinzioni, quelli con i soldi e quelli con la fame, grassi e magri, italiani di prima, seconda e terza generazione, quelli che vengono dall'Africa e quelli del Sudamerica, clandestini e con permesso di soggiorno, lavoratori a tempo o senza tempo, quello che sotto il Duomo, in Galleria, ci abitano e quelli che ci vanno perché in cerca di un tetto e di un angolo dove sopravvivere alla notte. Nella lettera di McDonald's c'è scritto, magari per interessi partigiani, una piccola verità. Il burger è per tutti, Prada per pochi. E tu Pisapia che cliente sei? La risposta il 16 ottobre a Milano, in Galleria.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica