RomaCera un giudice a Palermo e sosteneva che la magistratura, se vuole mantenere «lautonomia e lindipendenza», deve rimanere «distante dalla posizioni dei partiti». Diceva pure che «non si possono eludere problemi di riflessione interni, addossando al potere politico tutte le responsabilità della crisi della giustizia».
Quel giudice era Giovanni Falcone. Ventanni dopo la strage di Capaci, Giorgio Napolitano ricorda la sua figura e quella di Paolo Borsellino e invita a restare in guardia contro la mafia. Poi cita proprio le parole di Falcone per attaccare ancora i pm politicizzati, che in Sicilia non mancano. «Il suo approccio - spiega il capo dello Stato - era altamente innovativo. Il concetto della professionalità del magistrato dovrebbe fondarsi sulla fedeltà alla Costituzione e intendersi come robusta capacità di porsi al servizio del cittadino, al di fuori di una irreale pretesa di onniscienza».
Troppi errori. Si è sbagliato ad esempio «nei procedimenti relativi alla strage di via DAmelio». Errori «gravi», ma «non si deve esitare a rimettere in discussione le conclusioni». Indagini e processi, insiste il presidente, vanno sempre «improntati su criteri di rigore senza farsi condizionare da convincimenti preconcetti». Questo è un altro insegnamento di Falcone: servono «verità rigorosamente accertate e non schemi precostituiti».
Quanto alla mafia, «siamo preoccupati, non si può escludere un ritorno dello stragismo», come forse dimostra lattentato di Brindisi, «però noi siamo più forti rispetto al 92 e i nemici del consorzio civile avranno la risposta che meritano». Le cosche rialzano la testa, dopo la stagione delle bombe e degli omicidi eccellenti «hanno coltivato vecchi e nuovi traffici invasivi conquistando posizioni di potere sul terreno economico». I segnali oggi sono negativi, «la crisi economica e la disoccupazione aiutano la mafia e stringono il sud in un nodo scorsoio che rischia di soffocarci». Per tutti questi motivi lo Stato «non sottovaluta la persistente gravità della pressione e della minaccia della criminalità organizzata». Ma, aggiunge Napolitano, il Paese reggerà. «Sono convinto che gli italiani non cedano al terrore e alle intimidazioni, basta vedere la risposta della città di Brindisi».
Certo, cè paura perché, «come dicevano Falcone e Borsellino, è stupido non avere paura, però sono certo della nostra capacità di resistenza e della nostra capacità di offensiva per cambiare la società».
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