Berlusconi è «deciso». Qualcuno si spinge a definirlo perfino «scatenato». Fino a che punto? Se il Pd non cambia rotta saranno Epifani & C. a decretare di fatto l'apertura della crisi di governo. Il Cavaliere è intenzionato ad andare avanti per la sua strada e per garantirsi l'agibilità politica. Sa sarà necessario lo farà denunciando in un video magistratura e avversari politici che vogliono ucciderlo definitivamente. Ma c'è il rischio che l'arsenale del Cavaliere cozzi con quello del Colle. Per tutto il giorno si vocifera di un possibile controvideo di Napolitano, dal far partire qualora Berlusconi sganci la sua di bomba.
Poi, in serata, la smentita da ambienti quirinalizi. «Napolitano non sta studiando il da farsi in caso di crisi di governo. E avendo già messo in massima evidenza che l'insorgere di una crisi precipiterebbe il paese in gravissimi rischi, conserva fiducia nelle dichiarazioni di Berlusconi in base alle quali il governo continua ad avere il suo sostegno». Per adesso. Della serie: uomo avvisato... Ad Arcore, però, attende solo il momento giusto per colpire.
Ormai di trattative, di finte aperture da parte di Pd e Napolitano s'è scocciato. Non ci crede più. «Mi vogliono morto punto e basta. Ma io, a farmi massacrare, non ci sto». Il suo video, registrato mercoledì scorso e tenuto in canna per le prossime ore, è una vera e propria chiamata alle armi. Un appello per l'ultima, decisiva, battaglia «di libertà». Chi l'ha visto lo definisce un filmato «emozionante» ma anche «vero e durissimo». È saltato tutto e al Cavaliere non interessa più se sia opportuno o meno far saltare il banco per l'Imu o il mancato taglio delle tasse. No, la verità va detta tutta e chiara fino in fondo: «In Italia alcune frange politicizzate della magistratura hanno condizionato e continuano a condizionare la vita democratica del Paese. Dalla mia discesa in campo fino ad oggi certa magistratura mi ha perseguitato con una violenza inaudita. E ora è arrivata a condannarmi con una sentenza scandalosa. Piegarmi? Non se ne parla neppure», questo il senso del video. E ancora: «Non hanno voluto la pacificazione», l'attacco al Pd. E indirettamente un graffio pure al Colle: «C'è chi si rifiuta di prendere atto che in Italia c'è un problema giustizia grande come una casa». Poi, l'appello per una nuova battaglia «di libertà» per «riformare la giustizia». «Scendi in campo anche tu», il Cavaliere si rivolge ai giovani, a coloro che non hanno mai fatto politica fino a ora, alle forze fresche e liberali. In pratica l'inizio di una nuova campagna elettorale.
Ma quando mandarlo in onda, dando fuoco alle polveri? C'è chi esclude lo possa fare prima che il premier Letta ritorni dal G20 di San Pietroburgo.
Rientro previsto questa sera alle 20. C'è chi invece giura che aspetterà la riunione della giunta del Senato di lunedì con il quasi scontato segnale che gli avversari sono pronti a ghigliottinarlo. Controindicazione: dare un colpo d'acceleratore alla crisi a mercati aperti potrebbe avere contraccolpi finanziari.
Ma il Cavaliere ha messo in conto pure questo. Ecco perché, quindi, c'è chi avanza l'ipotesi di far accendere il cannone di domenica: il giorno prima della riunione della giunta. À la guerre comme à la guerre.
Certo, resta il rischio di un'escalation dello scontro con il fantomatico messaggio alla Nazione, a reti unificate, del capo dello Stato.
Potrebbe addossare all'ex premier tutta la responsabilità di una crisi; ribadire che farà di tutto per scongiurare un ritorno alle urne specie con il Porcellum; ventilare l'ipotesi di sue dimissioni.Poi, però, la controffensiva quirinalizia viene smentita dal Colle. Un segnale distensivo, quindi. E il continuo, snervante, stop and go.
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