"Non necessario". "Fuori contesto". Si allarga il fronte contro Zelensky a Sanremo

Continuano le polemiche sull'ospitata del presidente ucraino al Festival. Ma da Di Maio a Orfini c'è chi lo difende: "Ogni luogo è giusto"

"Non necessario". "Fuori contesto". Si allarga il fronte contro Zelensky a Sanremo

Con il passare delle ore si rimpolpa il fronte di coloro che si dicono scettici riguardo l'ospitata di Volodymyr Zelensky in occasione della 73esima edizione del Festival della musica italiana. A non vedere di buon occhio la sua partecipazione in video collegamento sono anche Giuseppe Conte e Carlo Calenda, che si uniscono così al coro di chi avrebbe evitato la presenza del presidente ucraino a Sanremo 2023 per rivolgere un messaggio in Eurovisione riguardo la guerra in corso scatenata dalla Russia.

I dubbi su Zelensky a Sanremo

Il leader del Movimento 5 Stelle si è espresso in merito dopo essere stato interpellato dai cronisti al termine dell'incontro avuto con il ministro per le Riforme, Maria Elisabetta Alberti Casellati. L'ex presidente del Consiglio non si è dilungato troppo sul tema e ha dunque espresso la sua opinione in maniera concisa: "Non credo che sia così necessario avere Zelensky in un contesto così leggero come quello di Sanremo".

A palesare perplessità è anche Carlo Calenda che, pur ribadendo il totale supporto alla difesa di Kiev dall'offensiva militare di Mosca, ha assunto una posizione contraria sull'argomento: "Esistono contesti adatti a un messaggio drammatico come la guerra. A me parrebbe molto strano vedere un presidente, tra l'altro molto bravo, che parla del conflitto tra una canzone e un'altra". Il timore del leader del Terzo Polo è che quel contesto possa finire per "svalutare quello che sta succedendo in Ucraina".

Anche Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture, si è mostrato assai dubbioso sulla questione: "Mi chiedo quanto sia opportuno che il Festival della canzone italiana abbia un momento con la guerra e le morti in corso. Non mi sembra che le cose vadano d'accordo". Combinare un evento musicale con il messaggio del presidente di un Paese in guerra è un'idea che fa storcere il naso pure a Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria del Partito democratico: "Non confondiamo la tragedia con l'audience. Per pietà".

Una voce critica è arrivata anche da Vittorio Sgarbi, secondo cui Zelensky "farebbe bene a non partecipare al Festival di Sanremo per non essere utilizzato come una velina da Amadeus". Il sottosegretario alla Cultura ha sostenuto che dovrebbe essere proprio il presidente ucraino a decidere di fare un passo indietro: "La sua battaglia è nota in Italia e nel mondo e non c'è bisogno di intervenire al Festival. Comunicando a Sanremo ciò che ormai tutti noi sappiamo c'è il rischio di essere strumentalizzato".

Il fronte del "sì"

Dall'altra parte c'è chi ritiene che sia doveroso ospitare Zelensky al fine di raggiungere quante più persone possibile e far sapere il dramma che sta colpendo il popolo ucraino. A dirsi favorevole è l'ex ministro Luigi Di Maio, che ha accolto in maniera positiva la notizia: "Credo che sia un bene che si racconti, ovunque, ciò che la Russia sta facendo a quel popolo. Le polemiche sulla par condicio a Sanremo sono una tradizione. Ma mai avrei immaginato che potessero investire Zelensky, capo di Stato di una nazione invasa e con il suo popolo ancora sotto le bombe".

Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, ritiene che possa essere un momento "di grande coinvolgimento, di chiarificazione, di informazione, come sempre è stato per il Festival, un dato positivo". A favore si è schierato anche Giovanni Toti, presidente della Liguria: "Non vedo per quale ragione non dare a un presidente di un Paese che è stato aggredito e che sta lottando per la sua libertà e indipendenza la possibilità di parlare all'opinione pubblica del nostro Paese dal momento che siamo una grande democrazia. È giusto e non trovo nulla di scandaloso".

Per Matteo Orfini del Partito democratico tutto ciò ha senso "proprio perché non è un contesto informativo", senza dimenticare che il Festival "da sempre è anche un luogo dove si veicolano messaggi e temi importanti".

La pensa allo stesso modo Benedetto Della Vedova: secondo il segretario di +Europa la presenza di Zelensky al Festival "è un modo per essere vicini agli ucraini che difendono la loro libertà e loro scelta europea e, dunque, i nostri valori, ascoltando la voce delle legittime istituzioni di Kiev".

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