Il governo di Giorgia Meloni ha posto la questione di fiducia sul suo decreto orientato al rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche, il cosiddetto decreto Pa. Il decreto, per la precisione, sarà sottoposto a voto di fiducia a partire dalle 14 di domani, 6 giungo, come ha comunicato il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (Fdi) presiedendo la sedua odierna, e nei giorni successivi sarà oggetto di valutazione per quanto riguarda i singoli provvedimenti contenuti al suo interno prima del voto finale.
Ampiamente discusso, soprattutto dalle opposizioni, per le modifiche proposte sul potere di controllo della Corte dei Conti sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il decreto pone in realtà in essere radicali svolte sul fronte della gestione della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici.
Decreto Pa, più flessibilità nella scuola e nell'università
Un primo fronte di intervento sarà sulla scuola e sull'università. Sul fronte delle accademie il decreto Pa amplia le maglie perché i docenti universitari operino attività di consulenza non in contrasto con il loro lavoro primario e accettino senza vincolo di subordinazione cariche presso enti pubblici o privati anche a scopo di lucro, tutto questo a patto di non entrare in conflitto d'interessi con l'università di riferimento.
Cambia per la scuola primaria e secondaria gestione delle posizioni dei dirigenti scolastici e dei presidi in mobilità dai rispettivi uffici. Col Decreto Pa la mobilità dei dirigenti scolastici sarà accelerata e, ricorda Orizzonte Scuola, potrebbe "realizzarsi finalmente sul 100% dei posti e senza nullaosta dell’Ufficio scolastico regionale", evitando lungaggini che spesso portano dei dirigenti a coprire da vicari sede vacanti su territori geografici molto estesi. Inoltre, "si prevede il reintegro nei ruoli dei presidi licenziati che hanno superato l'anno di prova".
Sarà inoltre estesa la valutazione per il superamento dell'anno di prova, in scadenza a fine anno scolastico, per i docenti dell'infanzia e della scuola primaria elementare: essa dovrà avvenire per mezzo del superamento di un test scritto. Il governo Meloni darà anche via libera a un concorso finalizzato al reclutamento dei docenti abilitati sul sostegno.
Concorsi pubblici, cosa cambia
A proposito di concorsi, il governo vuole accelerare il maxi-progetto di potenziamento dell'infrastruttura pubblica funzionale tanto a mettere a terra il Pnrr quanto a ridurre i tempi e i costi burocratici offrendo una corsia preferenziale al rapido completamento delle ammissioni.
Innanzitutto, i concorsi potranno essere banditi con divisioni realizzate su base territoriale. Questo apre alla prospettiva di sezioni locali dei bandi nazionali per il potenziamento della Pubblica Amministrazione. Questo mira a cambiare una condizione in cui, per motivi di distanza geografica, circa un quinto dei vincitori di concorso per posti da funzionario a tempo indeterminato e la metà di quelli per cariche con contratto a termine rinunciano all'immissione in ruolo per problemi logistici.
Fino al 31 dicembre 2026, inoltre, i concorsi non avranno l'obbligo della prova orale per tutti quei processi di assunzione che non hanno il vincolo di selezionare profili dirigenziali nel settore pubblico. Inoltre, via libera a una quota riservata di posti pari al 15% per coloro che hanno completato, senza demeriti, il servizio civile universale. Infine, ci sarà spazio per ripescaggi fino al 20% della graduatoria sotto l'ultimo ammesso in ogni concorso.
L'obiettivo, nota PaMagazine, è rendere più appetibile l'immissione nella pubblica amministrazione: "Oggi si presentano in media 40 candidati per ogni posto messo a bando, contro i 200 del 2019. In una Pubblica amministrazione che ha un disperato bisogno di assumere per mantenere l’operatività degli enti, considerato che da qui al 2033 oltre un milione di statali sarà costretto a lasciare il lavoro per raggiunti limiti di età, il calo del numero dei candidati è un altro campanello di allarme che non è passato inosservato".
Scudo erariale e aspettative, più tutele per i funzionari e i dirigenti
I dirigenti immessi in ruolo per posizioni sul Pnrr avranno, inoltre, l'estensione dello scudo erariale per i progetti ad esso legati fino al 31 dicembre 2024. Un'estensione rispetto alla prima scadenza del 31 dicembre 2023 che tutela i funzionari dalla necessità di accelerare molte pratiche per mettere a terra il Next Generation Eu italiano.
Non è l'unica garanzia extra introdotta dal Decreto Pa per i dipendenti pubblici.
Sul fronte del welfare, sarà inoltre esteso da 12 a 36 mesi il periodo massimo di aspettativa non retribuita concesso ai funzionari pubblici che desiderano sospendersi dal servizio per avviare attività imprenditoriali. Garantendo dunque uno "scudo" retributivo in caso di necessità di tornare a un regime subordinato di occupazione.
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