Ora il Carroccio è a un bivio: Maroni pronto a dimettersi

Il Senatùr vuole un congresso a Pontida dove acclamare il nuovo segretario. Lunedì Maroni presenterà la dimissioni al congresso. Ma potrebbero essere rifiutate

Ora il Carroccio è a un bivio: Maroni pronto a dimettersi

Neo eletto alla guida della Regione Lombardia, Roberto Maroni rimetterà il mandato di segretario della Lega Nord al consiglio federale del movimento che è stato convocato per lunedì prossimo. Il leader del Carroccio, che ha sempre detto di ispirarsi alla regola "un culo, una sedia", lo ha confermato in pubblico nei giorni scorsi spiegando che sarà il massimo organo esecutivo dei lumbard a decidere il suo ruolo all'interno del movimento. Ma è altamente probabile, viste anche le ultime dichiarazioni di dirigenti del Carroccio, che il consiglio riconfermi la fiducia al segretario e respinga, quindi, le dimissioni.

A non volere un passo indietro di Maroni sono soprattutto i massimi esponenti veneti, il segretario della Liga Flavio Tosi e il governatore della Regione Veneto Luca Zaia, sempre più divisi da critiche reciproche e lettere di richiamo, dopo il deludente risultato elettorale in Veneto. Dal momento che il "barbaro sognante" gode di un’ampia maggioranza in consiglio, l’esito appare alquanto scontato. Tuttavia, nei giorni scorsi, è tornato a farsi sentire il "ruggito" del fondatore della Lega Nord. Umberto Bossi vorrebbe, infatti, un cambio alla guida del movimento proponendo al consiglio di convocare il congresso federale a Pontida che si terrà il prossimo 7 aprile. "Portiamo a Pontida tutti i militanti e li facciamo votare per il nuovo segretario", avrebbe detto Bossi a chi lo ha incontrato nei corridoi di via Bellerio nei giorni scorsi. Il Senatùr non vuole più che siano i delegati a votare, ma punta alla nomina del segretario per acclamazione. Idea che, al quartier generale leghista, è stata accolta con una forte dose di scetticismo.

Come spiegato anche oggi dal Giornale, il presidente della Lega Nord avrebbe anche telefonato a Maroni minacciando di lasciare il Carroccio qualora non presentasse le dimissioni. A Bossi non sarebbero piaciute alcune scelte della nuova dirigenza. Nel mirino, soprattutto il metodo di compilazione delle liste: le critiche sarebbero tutte concentrate sull’operato di Tosi. Ma in questo momento di difficoltà, per la maggior parte dei dirigenti, Maroni (vincente in Lombardia) deve rimanere al timone del partito: il segretario è visto come una garanzia sia da Tosi sia da Zaia. Non è chiaro se Bossi sia disposto ad andare fino in fondo, portando il suo "aut aut" in consiglio federale. Se così fosse, i dirigenti potrebbero trovarsi, lunedì, davanti alla scelta se "salvare" la Lega dalle frizioni interne confermando l’attuale segretario e acconsentire che il vecchio "capo" vada per la propria strada o dare retta al Senatùr e votare un sostanziale "ritorno al passato".

Maroni sembra avere le idee chiare. "Lunedì si volta pagina - ha assicurato venerdì conversando coi giornalisti - si chiude la fase delle turbolenze e si lavora tutti uniti al progetto di macro-regione del Nord".

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