Fabri Fibra canta «tutto in un giorno non si può». Ma a Palazzo Chigi, e tantomeno all'Economia, non conoscono il rapper italiano. Così, per martedì 15 ottobre programmano un Consiglio dei ministri che deve approvare sia la manovra correttiva per il 2013 (5 miliardi), sia la Legge di Stabilità per il prossimo triennio (almeno 10 miliardi per il 2014). Tutto in un giorno. Quasi un voto di fiducia preventivo.
In quell'occasione, infatti, i ministri del Pd e del Pdl dovranno approvare il pacchetto completo (manovra e Legge di Stabilità), senza troppi distinguo politici su tasse, tagli, riforme. La posta in gioco è la durata del governo. Il consiglio dei ministri non può approvare la manovra 2013 e bocciare la Legge di Stabilità o viceversa. Tutto si tiene. E con essa, la maggioranza.
Il primo banco di prova sarà l'Imu. Torna a galla una differenziazione sul pagamento in relazione alla rendita catastale. Sotto i 750 euro non si paga. Sopra si paga. L'emendamento Pd che lo prevedeva (prima firma, Maino Marchi) è stato riammesso dopo una riformulazione: il maggior gettito non andrà a riduzione dell'Iva dal 22 al 21%, ma verrà incassato dallo Stato. E l'Economia si trova ora - qualora venisse approvato l'emendamento - 1,2 miliardi da utilizzare come copertura della manovra per il 2013. La misura oggetto dell'emendamento vale per la prima rata dell'Imu (il cui pagamento è stato sospeso da un decreto in discussione alla Camera), ma potrebbe fare da battistrada per la seconda rata, che dovrebbe scattare a dicembre. Daniele Capezzone, presidente della commissione Finanze (Pdl), ricorda che la cancellazione della seconda rata era un impegno politico del presidente del Consiglio. E sottolinea la circostanza che i Comuni hanno già incassato i trasferimenti sostitutivi della prima rata. «Se venisse approvato l'emendamento sarebbe un pasticcio. Meglio se viene ritirato». La palla è ora nel campo del Pd. Ed il Pd Boccia osserva che la soluzione «può essere una base per la service tax».
All'Economia, però, sono contrari alla cancellazione della seconda rata dell'Imu. Se passasse l'emendamento Pd, Saccomanni avrebbe un doppio risultato: 1,2 miliardi in più (a carico dei proprietari degli immobili con un valore catastale superiore i 750 euro) dalla prima rata, ed altrettanti dal pagamento differenziato della seconda rata. In tal modo, mezza manovra correttiva sarebbe fatta. E con essa anche buona aprte della Legge di Stabilità. Qualora l'emendamento Pd venisse bocciato (o ritirato), all'Economia hanno in animo di anticipare a dicembre l'entrata in vigore della service tax (l'imposta che sostituirà l'Imu ed assorbirà altre tasse comunali). Obbiettivo del governo è riportare il deficit sotto il 3% del Pil. E per riuscirci sembra che lo strumento rimanga sempre quello della leva fiscale. Carlo Cottarelli, commissario alla spending review, non potrà intervenire sui tagli alla spesa: prenderà servizio il 23 ottobre.
Brutte notizie (ma attese) dal gettito Iva. Nei primi 8 mesi dell'anno il gettito Iva è diminuito del 5,2%. Un dato - osserva il Dipartimento fiscale del Mef - che «risente fortemente dell'andamento del ciclo economico sfavorevole».
Per far ripartire la crescita, secondo Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, bisognerebbe abbattere il cuneo fiscale di 8-10 miliardi: il doppio della cifra che ha in mente il governo. Della stessa idea, Susanna Camusso. Se non ci saranno segnali chiari sulla riduzione del cuneo fiscale - annuncia a Palazzo Chigi - «reagiremo». E nella notte prosegue il confronto sindacati-governo.
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