"Ci davano per morti". Ma i voti al Pd targato Schlein arrivano dalla minoranza

I tre esponenti di spicco della minoranza del Pd Stefano Bonaccini, Antonio De Caro e Giorgio Gori ottengono solo loro tre ben 1milione di voti. Flop di molti candidati della Schlein

"Ci davano per morti". Ma i voti al Pd targato Schlein arrivano dalla minoranza
00:00 00:00

Il Partito democratico, forte del 24% ottenuto ieri, sembra essere resuscitato dalle ceneri in cui era finito. La segretaria Elly Schlein, parlando con i giornalisti in conferenza stampa, esulta: "È una bella giornata per il Partito democratico. Dopo le elezioni politiche in tanti ci davano per morti ma oggi siamo più vivi che mai". E aggiunge: "È stato un grande lavoro di squadra. Forte e plurale e il risultato si vede". Ma a un osservatore attento non sfugge che il merito maggiore di questo risultato non va certo all'ex sardina ma ai candidati della minoranza dem.

Stefano Bonaccini, Antonio De Caro e Giorgio Gori hanno preso in totale 1milione di voti. Il leader della minoranza interna, l'ormai ex governatore dell'Emilia Romagna, capolista nel Nord Est, ottiene 385mila voti, mentre l'ex sindaco di Bari al Sud ne prende addirittura 500mila, surclassando la capolista Lucia Annunziata che si ferma a 240mila preferenze. Gori, sindaco uscente di Bergamo, infine, nel Nord Ovest ne prende 210mila, classificandosi secondo dietro alla capolista Cecilia Strada, figlia del fondatore di Emergency, che prende solo 76mila voti in più di lui.

La segretaria Schlein, a seguito della protesta delle femministe del partito, si è presentata solo nelle circoscrizioni del Centro e delle Isole ottenendo complessivamente 200mila voti, ossia 185mila voti in meno di Bonaccini che si presentava soltanto nel Nord-Ovest. Un dato non di poco conto dal momento che i due rivali, sin dai tempi in Regione Emila-Romagna, quando uno era presidente e l'altra era vicepresidente in virtù dei voti ottenuti grazie al sostegno delle Sardine, hanno dovuto lavorare, collaborare e sopportarsi a vicenda, loro malgrado. E se Alessandro Zan, paladino dei diritti Lgbt e fedelissimo della segretaria, ottiene più di 80mila voti nel Nord-Ovest, è dalla circoscrizione Centro che arriva il flop di Marco Tarquinio, l’ex direttore di Avvenire ferocemente contestato anche dentro il Pd per le sue posizioni sulla Nato. A lui vanno solo 27mila preferenze.

Nel Sud l'eurodeputata uscente, la bonacciniana Pina Picerno, con 121mila preferenze vince la sfida contro lo schleiniano Alessandro Ruotolo, responsabile comunicazione del partito che ottiene 112mila voti. Flop anche per l’ex Sardina Jasmine Cristallo che si ferma a 34mila preferenze. Nell’Italia Centrale, subito dopo la segretaria Schlein (121mila preferenze) con 99mila voti si posiziona l’ex sindaco di Firenze Dario Nardella che alle ultime primarie aveva sostenuto Bonaccini, ma ora è dato in quota Franceschini.

In terza posizione troviamo un altro ex sindaco, Matteo Ricci che, concluso il suo secondo mandato da primo cittadino di Pesaro si è presentato alle Europee in quota Goffredo Bettini (ex eurodeputato e deus ex machina nella scelta dei candidati sindaci della Capitale), ottenendo 84mila voti. È andato molto bene (82mila voti) anche l’ex presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti che, solo pochi mesi fa aveva criticato la Schlein sostenendo che con lei il Pd non sarebbe arrivato neanche al 17%.

All'ex deputata bonacciniana Alessia Morani sono andati solo 31.900 voti. La vera roccaforte per la minoranza riformista è il Nord-Est dove le ex eurodeputate Alessandra Moretti ed Elisabetta Gualmini hanno ottenuto rispettivamente 82mila e 56mila preferenze.

In conclusione, la minoranza ha contribuito tra 1,5 e 2 milioni di voti al buon risultato del Partito democratico che complessivamente ottiene 5,5 milioni di voti. E non è un dato irrilevante visto e considerato che le frizioni tra la maggioranza schleiniana e la minoranza riformista riaffiorano periodicamente un po' su tutti i temi. Basti ricordare che la candidatura di Tarquinio ha agitato non poco l'ex ministro della Difesa, fieramente filo-occidentale, Lorenzo Guerini.

Un mese fa, invece, a turbare le varie correnti del partito è stata la scelta della segretaria Schlein di firmare i referendum sul lavoro promossi dalla Cgil di Maurizio Landini, volti ad abolire il Jobs Act che aveva voluto proprio l'allora Pd renziano. Anche se il presente sembra molto roseo, alle prime difficoltà, che molto probabilmente arriveranno sui temi di politica estera, i bonacciniani faranno pesare i loro voti.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica