Pdl Cisl sulla partecipazione dei lavoratori all’ultimo miglio

Dopo l’esclusione di banche e società a controllo pubblico dalla disciplina, introdotta un’aliquota sostitutiva sugli utili distribuiti ai dipendenti. Testo atteso in Aula lunedì

Pdl Cisl sulla partecipazione dei lavoratori all’ultimo miglio

Le commissioni Lavoro e Finanze della Camera hanno compiuto significativi passi avanti nella discussione della proposta di legge sulla partecipazione dei lavoratori al capitale, alla gestione e ai risultati delle imprese, promossa dalla Cisl. Tuttavia, il testo, atteso in Aula lunedì, ha subito numerose modifiche che stanno alimentando un vivace dibattito politico e sociale.

Distribuzione degli utili e benefici fiscali

Una delle modifiche principali riguarda l’articolo 6, relativo alla distribuzione degli utili aziendali ai lavoratori. Secondo l’emendamento presentato dai relatori Laura Cavandoli (Lega) e Lorenzo Malagola (Fdi), a partire dal 2025 le somme derivanti dalla distribuzione di almeno il 10% degli utili complessivi ai lavoratori saranno soggette a un’imposta sostitutiva agevolata del 5%. Tuttavia, il limite massimo di importo è stato ridotto da 10.000 a 5.000 euro per lavoratore e sarà applicabile solo nel contesto di contratti collettivi aziendali o territoriali. La misura, volta a incentivare la partecipazione finanziaria dei dipendenti, include anche l’applicazione delle ordinarie disposizioni in materia di imposte dirette per l’accertamento e la riscossione.

Esclusione di banche e aziende pubbliche

Due modifiche significative hanno suscitato reazioni contrastanti. La prima riguarda l’esclusione delle banche e degli istituti di credito dalla normativa, eliminando l’intero articolo 15, che prevedeva commissioni paritetiche per la consultazione preventiva su politiche retributive e commerciali. Questa decisione è stata giustificata con la complessità del settore bancario, ma ha sollevato perplessità sull’opportunità di escludere interi comparti strategici.

La seconda modifica riguarda la soppressione dell’articolo 5, che imponeva alle società a partecipazione pubblica di includere rappresentanti dei lavoratori nei consigli di amministrazione. La Lega, sostenuta dalla maggioranza, ha motivato questa scelta con la necessità di mantenere flessibilità e snellire la normativa, ma l’opposizione ha denunciato il rischio di marginalizzare il ruolo dei lavoratori nei processi decisionali, soprattutto in un contesto di possibili privatizzazioni.

Il dibattito politico

La proposta di legge ha raccolto il sostegno di Forza Italia. Il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani ha dichiarato durante il convegno “Partecipazione dei lavoratori all’impresa: un traguardo vicino”: «Si tratta di una scelta volontaria, non di una imposizione. Il nostro obiettivo è quello di volere il bene delle imprese e aprire a forme di partecipazione volontaria fa il bene delle imprese». Tajani ha poi aggiunto: «Crediamo che sia assolutamente perniciosa per le imprese e per la nostra economia una realtà di lotta di classe. Noi siamo contro la lotta di classe perché vogliamo che nel nostro Paese ci sia armonia, che non significa senza dibattito, ma non vogliamo che il lavoratore sia nemico del datore di lavoro, perché l’imprenditore crea lavoro. Ma il bene più prezioso dell’imprenditore è il capitale umano, e più il lavoratore lavora in sinergia con l’imprenditore, più l’impresa cresce, più ricava utili e più si crea lavoro. Questo è lo spirito con il quale noi stiamo sostenendo questa proposta in Parlamento».

Confindustria, per voce del vicepresidente per il Lavoro e le Relazioni Industriali Maurizio Marchesini, ha espresso un appoggio condizionato: «Confindustria sottolinea la necessità di preservare la natura volontaria e facoltativa della scelta imprenditoriale di adottare eventuali modelli partecipativi duali. Infatti, approvando questa proposta si rischia di intensificare i conflitti anziché favorire un reale modello partecipativo tra imprese e lavoratori». Marchesini ha poi aggiunto: «Riteniamo che la strada da seguire sia quella secondo cui i contratti collettivi possano disciplinare le modalità dell’eventuale partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori dipendenti, a valle di uno statuto che preveda tale possibilità».

Il segretario generale Cisl Luigi Sbarra ha risposto alle critiche mosse dalla Cgil: «Landini o è in cattiva fede o non ha letto nostra proposta di legge. In questo secondo caso lo vogliamo rassicurare: la legge sostiene e valorizza la libera contrattazione tra le parti, non è obbligatoria, non è precettiva, ma ha il compito di incentivare, sostenere e valorizzare la contrattazione collettiva nazionale e di secondo livello». Sbarra ha poi aggiunto: «Non vorremmo che l’onorevole Guerra fosse alla ricerca di alibi o sponde: noi non glieli daremo di certo. E chiediamo ancora al Pd di convergere su un provvedimento di civiltà senza trasformarlo in un campo di battaglia ideologico».

Sul fronte parlamentare, Walter Rizzetto, presidente della commissione Lavoro della Camera (FdI), ha definito il testo un risultato importante: «Ritengo e penso che questo sia un risultato assolutamente importantissimo rispetto ad un tema che è all’attenzione della politica ormai da molti decenni e che finalmente il governo di centrodestra ha prima calendarizzato e poi portato a compimento».

Infine, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha respinto le critiche secondo cui le modifiche apportate avrebbero indebolito la proposta: «È una legge innovativa dove la partecipazione finalmente entra.

È una legge che crediamo possa dare risposte ancora di più per permettere al mercato del lavoro di essere innovativo e partecipativo, dove i lavoratori sono stati sempre un grande valore aggiunto al lavoro, ancor più se diventa partecipativo».

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