Perseguitata dai magistrati madre malata della deputata Pdl

L'assurda vicenda dell'anziana mamma del sottosegretario Biancofiore. Indagata per una firma sbagliata, deve lasciare la casa di cura: poi è prosciolta

Perseguitata dai magistrati madre malata della deputata Pdl

Affetta da Alzheimer con inizio Parkinson (lei). Colpito da ictus celebrale che ne ha paralizzato la parte destra del corpo (lui, il compagno). Indagata e perseguitata la prima, quasi ottant'anni devastati dalla malattia, solo per aver messo la croce sulla casella sbagliata del questionario di accesso alla casa-albergo per anziani Inpdap di Pescara dove peraltro pagava una retta consistente doppia, per lei e per il suo compagno. Umiliato quest'ultimo, per le giornalate dedicate alla sua adorata Giovanna moralmente «colpevole» di essere la mamma della deputata berlusconiana Michaela Biancofiore e per «aver dichiarato il falso» - questa era l'accusa - al fine di accaparrarsi una sistemazione insieme alla sua metà nel centro di riposo abruzzese.

Nella domanda di ammissione del giugno 2009, infatti, allorché chiedeva «in qualità di pensionata» di «poter essere ospitata presso la casa albergo di Pescara», tra le caselle denominate «singolarmente» e «unitamente al proprio coniuge», l'anziana malata di Alzheimer ha barrato la seconda perché convivente more uxorio da oltre 20 anni. Ma siccome il vincolo di coniugio è cosa diversa dalla convivenza, apriti cielo, chissà cosa c'è sotto, quale raggiro è stato realizzato tra la povera vecchia, magari la figlia deputata, e i vertici dell'istituto previdenziale. A settembre 2010, sulla scia di una denuncia interna, nell'ufficio giudiziario pescarese noto per mille polemiche (l'ex procuratore capo Trifuoggi è quello del fuorionda antiCav con Fini, del processo flop al sindaco D'Alfonso, dell'incredibile inchiesta su Del Turco) vengono indagati anche il presidente nazionale dell'Inpdap, Paolo Crescimbeni, e il responsabile del Welfare, Alessandro Ciglieri. Dopodiché il fascicolo arriva per competenza a Roma, e qui archiviato su richiesta del pm Paolo Ielo.

I giornali abruzzesi e altoatesini si sono particolarmente eccitati («Indagata la mamma di Michaela Biancofiore», «Vedova, ha detto di essere sposata per far accettare il suo nuovo (sic!, ndr) compagno», «L'Inps ha avallato le false attestazioni della madre della Biancofiore»). Le motivazioni assolutorie del gup, improntate al buonsenso e alla lettura serena delle carte, si rifanno anche alle prove mediche esibite dall'avvocato Fabio Lattanzi, difensore della donna, dalle quali emergeva che al momento del fatto, la donna «era affetta da demenza di Alzheimer lieve moderato, come da valutazione neuropsicologica peraltro oggetto di aggravamento» come riscontrato da successivi accertamenti «da cui emerge - scrive il gup - che a oggi l'indagata è affetta da Alzheimer in stato grave».

Letti gli atti d'indagine, confrontate le perizie di parte e il grave stato di salute della signora Giovanna, il giudice si fa l'idea che non v'è prova alcuna che l'indagata abbia volutamente, scientificamente, fregato il prossimo non avendo «ben compreso» le differenti qualità giuridiche. Ragion per cui «anche tenuto conto delle condizioni di salute e in presenza di deliberazioni Inpdap aventi oggetto analogo a quello in disamina con riferimento ad assegnazioni extra ordinem per situazioni di disagio sociale» il caso va archiviato. La deputata Pdl, oggi sottosegretario con delega alla Pubblica amministrazione e semplificazione, si dice felice e amareggiata al contempo. «Felice per l'esito scontato del procedimento penale nato sulla base di alcune inspiegabili, se non per motivi politici, denunce interne. Amareggiata perché questa vicenda è stata ovviamente amplificata dai giornali ai fini diffamatori della mia famiglia solo perché l'indagata era mia madre. La grancassa mediatica è stata semplicemente uno schifo. Ci sono stati sciacalli e speculatori che per colpire me hanno approfittato di una donna gravemente malata e del suo compagno, altrettanto malato, col quale convive da una vita.

Avevano bisogno di respirare aria di mare e si ritrovano tra i monti di Bolzano, vicino casa. Vi sono centinaia di sentenze della Cassazione che equiparano le coppie di fatto a quelle regolarmente sposate. Non darò pace a chi ha infierito, in modo vile, su mia madre».

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