Caro Mario,
ciò che mi ha colpito di questo episodio non è soltanto la violenza in sé, esercitata nei confronti di un militare che rappresenta lo Stato e agisce in difesa e a tutela dei cittadini, ma anche la circostanza, tutt'altro che irrilevante, che alcune persone hanno ripreso la scena con i loro telefonini allo scopo di pubblicare il video sui social network. Ancora una volta nessuno ha avvertito l'esigenza di intervenire, di schierarsi a favore della vittima, di indignarsi, di protestare. Mi ripugna l'indifferenza di cui siamo diventati capaci. L'osservare la realtà attraverso i filtri dei telefonini ci ha come assuefatti a simili atti di sopraffazione, non ci toccano, non ci fanno effetto, sono divenuti normalità, li filmiamo per aggiungerli ad altri contenuti equivalenti che circolano sul web. Siamo anestetizzati. Gelidi. Se non ci scuotono nel profondo fatti simili, cosa diavolo può mai generare in noi una reazione?
Dispiace che stiamo assistendo ad un aumento di episodi di ferocia e di assenza di rispetto verso le donne e gli uomini in divisa, il che è sintomatico di una generale insofferenza alle regole, allo Stato, alla legalità. Tendenze che non devono essere sottovalutate. A ciò si aggiungano le aggressioni nei confronti di medici, infermieri, insegnanti. Insomma nei riguardi di chiunque incarni una forma qualunque di autorità, chiunque sia un riferimento. Una volta queste figure venivano considerate, trattate con educazione e gentilezza, oggi sono bersagli di odio contro i quali scaricare liberamente la propria frustrazione senza alcun timore nemmeno delle conseguenze della propria condotta.
Non possiamo più negarlo: non esiste più alcuna forma di deferenza nei confronti delle istituzioni. Abbiamo preso una china pericolosa. Insomma, questo costituisce una deriva umana, civile e sociale, cui dobbiamo porre rimedio, pena una escalation di violenze sempre più gravi.
Non ritengo che il governo sia timoroso di agire, di intervenire, al fine di non ricevere critiche da parte dell'opposizione. Ormai le accuse di fascismo e razzismo scivolano addosso agli esponenti di questa maggioranza, non fanno specie, fanno semmai soltanto ridere. Ma cosa si dovrebbe fare?
Punire certi comportamenti criminali, cosa che avviene, purtroppo non basta. Serve anche educare, ma le famiglie non lo fanno più, hanno rinunciato al loro ruolo, ai loro doveri, e i docenti vivono immersi in un clima di paura, dal momento che essi stessi, per un voto cattivo o un rimprovero, vengono picchiati da genitori che sono evidentemente convinti che educare equivalga ad infliggere un male, mentre si tratta di perseguire e fare il bene del fanciullo. Iper-proteggere e iper-viziare i ragazzi hanno determinato tale naufragio educativo, tale povertà educativa, che si traduce in coercizione, abuso, prepotenza, brutalità. Chi prende a botte un carabiniere è colpevole al pari di chi, pur avendo questo compito, non lo ha mai edotto circa il significato e il valore di una uniforme.
Mancano i rudimenti dell'educazione civica, manca la consapevolezza che lo Stato non è nemico del cittadino, manca la coscienza del fatto che, se si vive in una società, occorre adeguarsi a certe regole. Se non si è disposti a farlo, si vada pure a campare da soli nella giungla.
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