Napolitano in campo: il finto super partes fa lo spot al premier

Il presidente ospite di Obama a Washington si schiera con Monti: "Continuare con lui". Destra e sinistra insorgono, il centro gongola

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con il Presidente degli Stati Uniti d'America Barack Obama
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con il Presidente degli Stati Uniti d'America Barack Obama

Roma - La discesa in politica di Monti? «Una libera scelta che ho rispettato», dice Giorgio Napolitano da Washington. Mentre «ho un po' deplorato che, dopo 13 mesi di sostegno al governo Monti, qualche partito dia ora giudizi liquidatori sulle sue scelte». Anche perché, con il governo dei tecnici l'Italia, che nel 2011 era arrivata «sull'orlo del collasso finanziario», ha invece «fatto grandi progressi, con la collaborazione e il contributo di diversi partiti politici, e questi progressi possono e devono continuare». E Barack Obama «spera, e lo spero anche io, che l'Italia vada avanti e non indietro».
Le parole di Giorgio Napolitano, che rimbalzano in Italia nel tardo pomeriggio d'oltreoceano dove ha incontrato il presidente degli Stati Uniti, hanno l'effetto di un fiammifero sulla benzina. La torpida campagna elettorale italiana, ormai oscurata da retate quotidiane delle Procure e dimissioni papali, si riaccende all'improvviso e da destra (Pdl) e da sinistra (Di Pietro) piovono durissimi giudizi sulla parzialità pro-Monti del presidente della Repubblica. Mentre il Pd si limita ad una difesa d'ufficio.
Il Pdl si sente chiamato in causa e reagisce con veemenza. Sandro Bondi parla di «pesante intromissione nella campagna elettorale», un «bruttissimo episodio che non mi stupisce». Il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto ritorce l'accusa mossa dal capo dello Stato: «deplorevoli» non sono le critiche a Monti, ma il fatto che il Professore, «venendo meno alla parola data a Napolitano, sia sceso o salito sul piano politico, per di più attaccando Pd e Pdl che lo hanno lealmente appoggiato durante l'anno di governo». E «un po' deplorevole» è anche il fatto che ci sia un intervento politico alla fine della campagna elettorale da parte della massima autorità dello Stato che deve sempre rimanere al di sopra delle parti». L'ex ministro Renato Brunetta spiega di «dissentire rispettosamente» dall'analisi di Napolitano, perché «l'Italia, nell'autunno 2011, non era al collasso finanziario, ma solo al centro di uno spaventoso attacco speculativo sul suo debito sovrano». Quanto al governo Monti, «è cambiato il suo ruolo, non la nostra linea politica», ed è il premier che «è venuto meno alla parola data».
Si arrabbiano con il titolare del Quirinale anche i partitini di sinistra coalizzati nella lista di Ingroia. Tonino Di Pietro tuona: «Non si era mai visto che un Presidente della Repubblica, garante della regolarità e imparzialità delle elezioni politiche, si mettesse a tifare per uno dei candidati, come invece ha fatto oggi Napolitano sponsorizzando Monti». Mentre per Paolo Ferrero, leader di Rifondazione, l'esternazione di Napolitano è un fatto eccessivo e fuori dalla Costituzione».
A difendere Napolitano sono, ovviamente, i rappresentanti della coalizione montiana. «Chi oggi si sorprende e scandalizza delle sue parole - dice Benedetto Della Vedova - si scandalizza semplicemente della verità. O forse ha la coda di paglia». Per il Pd parla solo Rosy Bindi, esaltando «serietà e affidabilità» del presidente.
Da Obama, durante l'incontro, sono arrivate parole di grande apprezzamento per Napolitano, «leader straordinario» e di grande «visione», che ha reso «uno straordinario servizio» all'Italia e all'Europa.

Il presidente Usa «è stato impeccabile» e si è mostrato neutrale rispetto alla partita elettorale italiana, ha spiegato Napolitano: «Non sostiene nulla e nessuno». E per quanto riguarda il proprio ruolo dopo il voto, sul cui esito c'è «grande incertezza», Napolitano dice di aspettarsi «ancora un pezzo di strada in salita, che mi toccherà fare».

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