Pisanu riprova la fronda anti-Cav Firmano in 29, ma molti si pentono

Pisanu riprova la fronda anti-Cav Firmano in 29, ma molti si pentono

RomaDunque, riecco a voi i frondisti. Anzi, gli oltristi, perché è «oltre il Pdl» che Beppe Pisanu e la sua trentina di seguaci vogliono riposizionare il futuro centrodestra. E «oltre», nel linguaggio dell’ex allievo di Aldo Moro, significa «con» il Terzo Polo e le frange più centriste del Pd e magari «senza» il Cavaliere. Che succede, rinasce la Balena Bianca? No, assicura Pisanu, la Dc non c’entra, la prospettiva è costruire «una casa liberaldemocratica» in uno scenario basato «su due soggetti forti e alternativi ma non pregiudizialmente contrapposti».
Lo strappo era nell’aria da tempo. Ora però è stato messo nero su bianco, sotto forma di documento programmatico, firmato oltre che da Pisanu, da Lamberto Dini e da altri 27 senatori del centrodestra. Qualcuno però, a tempo di record, ci ha già ripensato. «Mi stupisce leggere il mio nome in quell’elenco», dice Vincenzo Speziali. E altri sei, Valerio Carrara, Massimo Palmizio, Gilberto Pichetto Fratin, Raffaele Lauro, Andrea Pastore e Walter Zanetta, sembrano prendere le distanze da loro stessi: «Non è una fronda né una corrente, è solo un appello». Sospetti su Gaetano Quagliariello, secondo alcuni il vero ispiratore della manovra. Lui però annacqua tutto: «L’iniziativa rafforza la segreteria Alfano, senza il Pdl non si va da nessuna parte».
Nonostante fosse attesa, la mossa sta comunque provocando forti malumori nel Popolo delle Libertà, anche perché segue a ruota il rilancio di Pier Ferdinando Casini sulla Lista della Nazione. E, si sa, due coincidenze fanno un indizio. Il bipolarismo morbido e pronto alla grande coalizione sognato da Pisanu, come l’attivismo di Casini, sottintendono infatti l’uscita di scena di Silvio Berlusconi. «Con la nascita del governo tecnico - si legge - il sistema si è disarticolato e i partiti procedono in ordine sparso. E non c’è niente di più distruttivo e avvilente del vuoto politico e della mancanza di progetto e iniziative».
Uno stallo in cui, secondo l’ex ministro dell’Interno, è finito pure il Pdl. Come uscirne? «Siamo convinti che il meglio della nostra esperienza politica si salvi soltanto con la partecipazione, insieme ad altri e in condizioni di pari dignità, a un nuovo movimento liberaldemocratico, laico e cattolico, nazionale e europeo, contrario a ogni forma di estremismo». Il Pdl «può essere il motore» ma «non può pretendere di guidare» la macchina. «Da solo non andrebbe lontano, anzi rischierebbe di arretrare ulteriormente».
Pisanu & Co. guardano con favore l’esperienza di Mario Monti e considerano interlocutori privilegiati tutti coloro che si affacciano nelle acque centriste. L’idea è di puntare su una riforma maggioritaria del sistema elettorale «che abbia come fine la nascita di due grandi partiti, alternativi nelle linee di programma eventualmente pronti a collaborare qualora le necessità del Paese lo richiedessero».

E una soglia alta di sbarramento «scoraggerebbe la frantumazione», portando in Parlamento due o tre partiti oltre ai due maggiori.
Un «analogo percorso» dovrebbe fare il centrosinistra. Pisanu studia per il dopo-Monti: «Non vogliamo codificare l’idea che eventuali governi di emergenza debbano essere per forza tecnici».

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