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Pisapia paga i superhotel al "boss" della Scala

Il sovrintendente Lissner ha una ricca diaria e carta di credito illimitata. Oggi vertice sindaco-Cgil sui 7 milioni di costi

Pisapia paga i superhotel al "boss" della Scala

Milano - Adesso tutti vogliono sapere. Già oggi alle 13 Giuliano Pisapia incontrerà la Cgil: all’ordine del giorno, lo stipendio principesco del sovrintendente Stéphane Lissner. È già sette anni che Lissner si è insediato al vertice della Scala, ma nessuno finora si era reso conto di quanto fosse imbottita la sua poltrona. Ora che emergono le innumerevoli voci del suo ingaggio, si scopre che il sovrintendente costa alla collettività uno sproposito: un milione e spiccioli l’anno. Ovvero, sette milioni e passa in sette anni. Una cifra insostenibile e pure inspiegabile. Carlo Fontana, il predecessore di Lissner, aveva una retribuzione annua di 260mila euro lordi. La media degli altri sovrintendenti italiani oscilla fra i 150mila e i 200mila euro. Lui, l’uomo venuto dalla Francia, ha un altro passo. E il suo appannaggio, finora semisconosciuto, sembra quello di un membro della famiglia reale. La base della retribuzione è di circa 455mila euro, poi c’è un incentivo, variabile ma sempre agguantato, di 155mila euro. E ancora, la macchina, una lussuosa berlina Bmw, l’autista e la casa che pesa sul contribuente per 85mila euro. Come se non bastasse, poche settimane fa il contratto gli è stato rinnovato e la fondazione, presieduta dal sindaco, gli ha concesso un premio di 300mila euro, da spalmare su cinque anni.

Quali sono i meriti di Lissner? Come mai si usa con lui il guanto di velluto, mentre il Comune e tutte le altre istituzioni predicano lacrime e sangue? È uno dei misteri, poco gaudiosi, che rimbalzeranno nel faccia a faccia di oggi e ritorneranno lunedì quando la discussione si sposterà in Cda. Un consiglio di amministrazione che fin qui ha sempre detto sì, ha sempre alzato la mano in automatico e ha sempre evitato domande scomode. Ora, dopo i ripetuti no del consigliere di nomina regionale Fiorenzo Tagliabue, l’aria è cambiata. E anche i sindacati sono sul piede di guerra: si parla tanto di spending review, si taglia tutto il tagliabile e anche di più, si minaccia la cassa integrazione anche nelle fondazioni liriche, e poi si scopre che a Milano il già superpagato Lissner ha ricevuto un premio non si sa bene a che cosa. Il sovrintendente, per di più direttore artistico, non ha certo risanato i traballanti conti e il deficit si aggira oggi sui 4,5 milioni l’anno. Non solo: non si può nemmeno dire che abbia calamitato risorse pescando a destra e sinistra. La Scala si sostiene soprattutto sulle gambe sempre più affaticate degli enti pubblici: dal Comune in su, che garantiscono un flusso annuo di circa 40 milioni di euro. Senza l’ossigeno statale, la fondazione si accartoccerebbe su se stessa immediatamente. Insomma, molti esperti ritengono che la scelta di Lissner, arrivato nell’era Moratti e confermato da Pisapia, sia il prezzo di un certo provincialismo italiano, sempre alla ricerca spasmodica di un papa straniero per colmare evidenti complessi di inferiorità.

Ora, però, qualcuno comincia a farsi delle domande elementari. E ogni questione svela un pezzo di realtà stupefacente. Bene, Lissner spesso va via, in missione. Ora veniamo a sapere che si sposta solo in business class, pernotta in hotel a cinque stelle, ha una carta di credito illimitata. Sempre, sia chiaro, a spese dei cittadini. E sotto l’occhio, indulgente, della fondazione guidata dal sindaco. Certo, il sovrintendente ha tutto il diritto di andare per il mondo a guardare, studiare, stringere mani e rapporti, ma il tutto dovrebbe anche avvenire nella massima trasparenza. Con rendiconti precisi delle uscite, dei viaggi, delle trasferte. Quanti tour ha organizzato in sette anni il sovrintendente? E quanto è costato al Paese? Al momento, non si conosce nemmeno l’ammontare della diaria che scatta quando non è in sede. Le cifre che girano, non confermate e tutte da verificare, fissano l’asticella a 2.000-2.500 euro al giorno. Può darsi che non sia così, ma il fatto stesso che nessuno offra certezze è indicativo del clima di questi anni. Nessuno ha mai posto un qualche limite a Lissner e ora è lui a correre ai ripari annunciando, in tutta fretta, la volontà di abbassare la propria retribuzione del 10 per cento.

Gli incontri di oggi e di lunedì serviranno forse per fare finalmente chiarezza e togliere quel velo di riservatezza ormai inaccettabile. «Dal punto di vista direzionale - spiega Giancarlo Albori della Cgil - questa ci sembra un’azienda allo sbando».

E il governatore Roberto Formigoni, su Twitter, ironizza: «Il più alto dirigente regionale, con ben altre responsabilità, guadagna meno di un quarto di Lissner. E il suo stipendio è online». Quello di Lissner sta finalmente affiorando in queste ore.

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