Parla il figlio del martire di Nassiriya: "Così porto avanti la sua missione"

Marco Intravaia si racconta a ilGiornale.it, tanti gli argomenti trattati: l'amore per la politica, il padre Domenico, ucciso in un vile attentato terroristico e molto altro

Parla il figlio del martire di Nassiriya: "Così porto avanti la sua missione"

Marco Intravaia, a 36 anni deputato regionale di Fratelli d'Italia in Sicilia. Alle ultime elezioni regionali è stato tra i più votati dell’isola con quasi diecimila voti. Amministratore locale dall’età di 19 anni. Figlio di un servitore dello Stato, il padre Domenico, brigadiere dei carabinieri, fu ucciso a Nassiriya.

Che ricordo ha di suo padre? È stato lui a trasmetterle la passione per la politica?

Mio padre era un servitore dello Stato, un uomo che amava e onorava la divisa che portava. Era orgoglioso del suo Paese e del suo impegno internazionale. Un genitore amorevole, affettuoso e molto presente. Per quel che riguarda la politica, l’ho sempre amata fin da giovanissimo. Una passione cresciuta in modo esponenziale dopo la morte di mio padre, che l’ha alimentata dentro di me. Lui è morto servendo il suo Paese e anch’io ho voluto farlo, sulla scia del suo esempio, ma non indossando la divisa, piuttosto con l’attività politica, che come ho già detto considero il servizio più nobile che si possa rendere alla propria collettività. Essendo cresciuto nelle caserme, riconosco nell’Arma la mia grande famiglia e, così come diceva il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, gli alamari me li sento cuciti sulla pelle, come i veri Carabinieri.

Cos’è per lei la politica?

Per me la politica, oltre che passione, è servizio. Non credo ci sia bisogno di meno politica, ma di più politica, buona e sana, che esca dalle stanze dei palazzi e ascolti le esigenze dei territori. Sebbene possa ritenermi ancora giovane, ho già alle spalle un buon bagaglio di esperienze da amministratore: consigliere comunale a 19 anni, assessore comunale, presidente del Consiglio, ruolo che continuo a ricoprire, capo della segreteria del Governatore Musumeci, nella passata legislatura. Tutti ruoli che mi hanno offerto la possibilità di toccare con mano le difficoltà amministrative di una terra splendida e complessa come la Sicilia. In virtù di questa esperienza non sono approdato da neofita all’Ars e forse ho uno sguardo più prospettico perché carico dell’esperienza maturata. C’è una costante che ha accompagnato tutti questi anni di attività: stare fra la gente e sul territorio, ascoltare i cittadini e condividere con loro le difficoltà quotidiane, ma anche le tante bellezze e ricchezze della nostra terra.

Da componente della commissione antimafia qual è lo stato dell’arte della lotta alla mafia?

Sono tanti i successi messi a segno dallo Stato, ultimo in ordine di tempo l’arresto di Matteo Messina Denaro, ma non possiamo pensare di avere vinto la guerra. I fatti di cronaca dimostrano ogni giorno che la mafia prova continuamente a rialzare la testa e a riorganizzarsi. Anche in questo caso l’azione repressiva è necessaria ma non sufficiente. Istituzioni e società civile sono chiamate a compiere nella quotidianità scelte di trasparenza contro il malaffare che risultino esempi virtuosi per i giovani, i quali non hanno bisogno di belle parole vuote ma fatti concreti. Solo così la Sicilia avrà un futuro diverso e diventerà terra di speranza, e non di fuga, per i suoi “figli”. Oggi ricorre il quarantesimo dell’uccisione di Rocco Chinnici, il padre del pool antimafia. Grazie alla sua lungimiranza e al suo coraggio è cambiato il modo di combattere la criminalità organizzata e per questo ha pagato con la vita. Oggi, sono tanti i successi messi a segno dallo Stato, ultimo in ordine di tempo l’arresto di Matteo Messina Denaro, ma non possiamo pensare di avere vinto la guerra. I fatti di cronaca dimostrano ogni giorno che la mafia prova continuamente a rialzare la testa e a riorganizzarsi.

Come valuta l'operato nel nuovo governo regionale in Sicilia?

A quasi un anno dall’insediamento del Governo Schifani, valuto positivamente la sua azione. Il mio auspicio è che voglia continuare a muoversi in continuità col Governo precedente, che aveva amministrato molto bene, segnando un cambio di rotta rispetto all’ inerzia del passato. Son certo che il presidente Schifani non interromperà la svolta avviata. Può contare sull’appoggio del governo nazionale e sul prestigio presidente del Consiglio Giorgia Meloni che si sta dimostrando all’altezza del difficile compito che la attendeva e ne sono prova i grandi apprezzamenti internazionali. Si sono rivelati del tutto pretestuosi, come ampiamente prevedibile, gli spauracchi agitati dall’opposizione in campagna elettorale, non c’è mai stato alcun rischio di tenuta internazionale delle istituzioni. Le opposizioni continuano con le loro argomentazioni strumentali, ma se ne facciano una ragione: questo Governo lavorerà ancora a lungo. La sua leadership è trainante per tutto il centro destra e, in modo particolare, per il mio partito che ora in Sicilia deve imparare a confrontarsi con questa crescita e con una nuova classe dirigente che ha saputo raccogliere grande consenso, imparando a coniugare militanza e merito. Per mantenere il consenso, trascinato dalla leadership di Giorgia Meloni, è necessario favorire il radicamento sul territorio, costruendolo e mantenendolo, per dare spinta e traino alla sua eccellente azione. Ognuno deve fare la sua parte.

La sinistra vuole a tutti i costi che si eviti il ponte sullo Stretto di Messina: qual è la sua idea sull'argomento?

Il ponte sullo Stretto di Messina è un’infrastruttura attraverso cui l’Italia, come sistema paese, col suo know how, può dimostrare al mondo la sua alta capacità progettuale e realizzativa. Certamente sarà un traino senza precedenti per lo sviluppo della Sicilia e della Calabria. Non condivido le considerazioni di chi mette in contrapposizione l’oggettiva carenza viaria e ferroviaria delle due regioni con la realizzazione del ponte. Non c’è contraddizione fra le due forme di investimento, anzi sono convinto che un’opera così innovativa trainerà il resto del sistema infrastrutturale di Sicilia e Calabria, che necessariamente dovrà supportarne la costruzione. E non possiamo neanche fermare lo sviluppo della Sicilia per il rischio di infiltrazione mafiose, altrimenti la mafia continuerà a vincere e a soffocare le energie migliori del Mezzogiorno come ha fatto per troppo tempo. Considero quindi una lettura semplicistica, e anche offensiva nei confronti, del Meridione la recente polemica di don Ciotti con il ministro Salvini sul ponte e la considerazione che questo sia occasione di legame fra le cosche, quasi che le due regioni si identifichino con la mafia, senza considerare le tante energie positive che ogni giorno si battono fra mille difficoltà per un futuro diverso.

Come valuta i primi otto mesi da deputato regionale?

Questi primi mesi di legislatura sono stati molto intensi, durante i quali ho lavorato direttamente nelle commissioni di cui faccio parte: Affari Istituzionali, Bilancio e Antimafia. Avevo avuto rapporti con l’Assemblea regionale in passato, in ruoli differenti. Questa è la prima volta da deputato e ora posso incidere sull’operato dei lavori parlamentari. Tante le norme approvate in commissione Bilancio, i disegni di legge per le riforme in Prima commissione, dalla Polizia locale agli Enti locali alle Province, così come sono stati importanti i primi mesi in commissione Antimafia che sta promuovendo un’azione concreta di trasparenza e non di facciata. Ho già al mio attivo la presentazione di diversi atti parlamentari e disegni di legge. Certamente l’Assemblea regionale è chiamata ad un ruolo cruciale e per questo deve essere più rapida nel fornire risposte concrete ai siciliani, senza cadere nel populismo e nella demagogia. All’intensa attività nel Palazzo continuo ad affiancare quella di ascolto di cittadini ed amministratori sul territorio, affrontando questo nuovo ruolo di deputato con la sensibilità dell’amministratore locale, cioè quello che amo veramente fare.

Anche quest’anno l’Isola è stata martoriata dagli incendi: ci sarà un inasprimento delle pene per i piromani?

La questione degli incendi che con puntualità e in modo capillare scoppiano sul territorio siciliano, durante alcune giornate particolarmente calde, e di natura quasi sempre dolosa, sta assumendo proporzioni di ordine pubblico che non possono più essere affrontate con strumenti ordinari dal punto di vista legislativo e repressivo. È necessario che il Parlamento intervenga sulle pene e sul modo in cui vengono comminate, in qualche modo deve essere rivisto il tipo di reato.

Gli incendi, come dimostrano drammaticamente gli ultimi fatti di cronaca, non soltanto distruggono flora e fauna ma anche case e infrastrutture e, purtroppo, anche vite umane. Non tutto può essere lasciato all’azione repressiva, la politica ha il dovere di investire ingenti somme sulla prevenzione.

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