“È una vicenda che interpella la coscienza di tutto il Paese”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, torna sulla tragedia che ha ferito l’Italia il 14 agosto del 2018: il crollo del Ponte Morandi di Genova. In occasione del quinto anniversario della terribile tragedia, il capo dello Stato ha voluto trasmettere un messaggio di speranza, coscienza e visione. Con grande attenzione verso le responsabilità passate, attraverso un percorso di verità e giustizia, e uno sguardo verso il futuro.
Il monito di Mattarella
Il crollo del Ponte Morandi di Genova – ha esordito il capo dello Stato - è «una vicenda che interpella la coscienza di tutto il Paese, nel rapporto con l'imponente patrimonio di infrastrutture realizzato nel dopoguerra e che ha accompagnato la modernizzazione dell'Italia. Un patrimonio la cui manutenzione e miglioramento sono responsabilità indeclinabili. La garanzia di mobilità in sicurezza è un ineludibile diritto dei cittadini”. Esattamente cinque anni fa, il 14 agosto del 2018 crollava l’intero sistema bilanciato della pila 9 del ponte Morandi, provocando 43 morti e 566 sfollati. Il processo , iniziato il 7 luglio 2020, vede 59 imputati. Tra questi ci sono dirigenti, funzionari e tecnici di Autostrade per l’Italia. Le accuse sono altrettanto gravi: omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, omissioni d’atti d’ufficio e non solo. La sentenza di primo grado, a meno di ulteriori ritardi, è attesa per il 2024. Ed è proprio sull’importanza di“fare giustizia” che il presidente della Repubblica è intervenuto.
"Il trascorrere del tempo – ha sottolineato Mattarella - non attenua il peso delle responsabilità per quanto accaduto. Ed è responsabilità fare giustizia, completando l'iter processuale, con l'accertamento definitivo delle circostanze, delle colpe, delle disfunzioni, delle omissioni". Nessun passo indietro sulle responsabilità su una vicenda che, purtroppo, ha ferito profondamente il nostro Paese. "Nel quinto anniversario del crollo – ha concluso il Capo dello Stato - con il suo tragico bilancio di vite umane annientate, con la profonda ferita inferta alla Città di Genova e alle coscienze di tutti gli italiani, la Repubblica rinnova e rafforza i sentimenti di vicinanza e solidarietà ai familiari delle vittime e a quanti hanno visto sconvolgere la propria esistenza da una catastrofe tanto grave quanto inaccettabile".
Il ricordo di Meloni
Un messaggio di chiarezza e di verità è arrivato, nelle stesse ore, anche dal presidente del Consiglio. Giorgia Meloni, in occasione del quinto anniversario della tragedia, ha ribadito l’importanza di un iter processuale che faccia emergere “con chiarezza” la verità. "Nel quinto anniversario del crollo del Ponte Morandi – questo il ricordo di Giorgia Meloni - si rinnova il dolore per le quarantatré vite spezzate in una tragedia che ha colpito al cuore Genova, la Liguria e l’Italia intera”. Gli interrogativi, purtroppo, rimangono e non sono pochi.
“Sono tante le domande poste da quella tragedia che sono ancora rimaste senza risposta – ha spiegato Meloni - La rabbia, il dolore, la sete di giustizia dei familiari delle vittime sono sentimenti sacrosanti e che meritano tutto il nostro rispetto. A chi il 14 agosto 2018 ha perso un figlio, un genitore, un caro - tutto -, rinnoviamo oggi le doverose scuse dello Stato per ciò che è successo, pur consapevoli che nessuna parola sarà mai sufficiente a lenire la sofferenza e placare il desiderio di giustizia".
L’iter processuale, come ricorda giustamente la leader di Fratelli d’Italia , è ancora in corso. “La giustizia – sottolinea il premier - sta lavorando e noi, come tutti gli italiani, confidiamo nel lavoro dei magistrati. Il nostro augurio è che la verità possa emergere con tutta la sua chiarezza e che i responsabili di quel disastro siano acclarati e accertati. Perché sarebbe davvero imperdonabile che questa tragedia nazionale possa rimanere impunita». Una possibilità da evitare, ad ogni costo.
La promessa di Salvini
Altrettanto deciso e commosso l’intervento, durante la commemorazione delle tragedia di Genova, del ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini."Noi – ha esordito il leader del Carroccio - piangiamo 43 vittime non della sfortuna, non del caso o del cambiamento climatico, ma della avidità dell'uomo e spero che qualcuno paghi il conto". L’intervento del numero uno della Lega è proiettato verso il futuro. L’obiettivo del ministro leghista è chiaro: presentare un disegno di legge ad hoc. Una legge che, come sottolineato dallo stesso ministro, possa equiparare le vittime di episodi di incuria alle vittime del terrorismo.
"Conto di tornare l'anno prossimo – questa la promessa di Salvini - con un disegno di legge già depositato che riconosca anche i cittadini vittime non di un evento alluvionale”. Quei 43 morti non sono morti per una calamità naturale. Sono vittime dell'incuria, di qualcuno che non ha fatto il suo lavoro, di qualcuno che non ha mantenuto gli accordi fatti.
Non voglio anticipare sentenze ma mi sembra evidente, quindi spero l'anno prossimo di portare in dote oltre alla vicinanza e al cordoglio anche una legge che equipari le vittime del Ponte Morandi e di altri episodi di incuria alle vittime del terrorismo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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