«Mercoledì, per la prima volta, si abbassano le tasse, anche se nessuno ci crede», annuncia il premier. E taglia corto sulla partita degli ultimi giorni e sul gran dilemma che mette imprenditori contro sindacati: tagliare l'Irap alle imprese o l'Irpef ai cittadini? La ricetta Renzi ce l'ha: «La priorità è garantire alle imprese la competitività, con regole più chiare e meno burocrazia. Ma è anche dare alle famiglie con redditi sotto i 1.500 euro al mese e non ce la fa qualche euro vero in più, che non andrà in risparmio ma in consumi». E la scelta, spiega, non sta nel «derby tra Cgil e Confindustria», perché «cosa c'è da fare lo sappiamo da soli, mentre loro in 20 anni che hanno fatto per il Paese?». Il suo governo, insomma, «non farà le cose per le associazioni di categoria, ma per le famiglie». Poi annuncia una riforma degli ammortizzatori sociali, con il superamento della Cig. La Camusso sarà contro? «Ce ne faremo una ragione».
Alla vigilia di una settimana cruciale, con l'Italicum che va chiuso alla Camera e il «super-mercoledì» del Consiglio dei ministri chiamato a varare la prima «svolta» dell'era Renzi, il premier sceglie la gentile tribuna di Che tempo che fa, chez Fabio Fazio. Ma a Roma, oggi, lo aspettano i dossier economici e la legge elettorale, che - una volta superato lo scoglio quote rosa, sulle quali il premier spiega come «non credo che la parità di genere si affermi per principio di legge, ma sarò felice se si troverà l'intesa» - passerà al vaglio del Senato. E lì potrebbe anche restare parcheggiata per un po', se si decidesse intanto di accelerare l'iter della riforma del Senato e del bicameralismo, per arrivare alle Europee di maggio con un doppio risultato, almeno di immagine, sulle riforme.
La partita del taglio del cuneo fiscale e di come utilizzare quei circa 10 miliardi resta intricata e difficilmente verrà risolta prima di mercoledì. Dagli interlocutori sociali del governo, sindacati in testa, vengono segnali contrastanti. La Cgil di Susanna Camusso sfida il premier, minacciando guerra al governo, fino allo sciopero generale, se non verrà ascoltata: «Se le richieste avanzate su lavoro e fisco non saranno accolte e si andrà in direzione contraria, siamo pronti alla mobilitazione». Sul fronte opposto, la Fiom di Landini si mostra invece pronta al dialogo, e in una lettera aperta su Repubblica sottolinea l'urgenza di «partire dal lavoro», dicendosi disponibile «a chiarire il senso e la realizzabilità» del patto «direttamente» con il premier e i ministri competenti, annunciando per il 21 marzo a Roma «una grande assemblea di metalmeccanici». «Il dialogo con la Fiom c'è», spiega un renziano di governo, «ed è proprio per questo che la Camusso si mette di traverso e cerca di impedire che diventi un nostro interlocutore: è un regolamento di conti interno al sindacato».
Ma a dare un'iniezione di fiducia ai collaboratori di Renzi sono stati in questi giorni i segnali arrivati dai mercati. Un membro del governo racconta di aver avuto da manager finanziari di alto livello notizia di un interesse massiccio per l'Italia: «Per la prima volta da anni grandi fondi Usa e inglesi, ma anche cinesi, chiedono di investire qui». Colossi dell'asset management americani, come Blackrock o George Soros, puntano grosse cifre sul Belpaese, e rispetto all'anno scorso gli investitori americani hanno aumentato del 64% il volume dei loro investimenti nella Borsa di Milano.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.