Passano i giorni, cambiano le tematiche, ma i deliri politici della pasionaria Avs Ilaria Salis rimangono sempre gli stessi. Dopo la difesa a oltranza delle occupazioni abusive delle case, ecco che arriva l’ennesimo manifesto ideologico della maestra antifascista. Questa volta a finire nel mirino dell’eurodeputata sono le carceri da un lato e i centri per i rimpatri dall’altro. Due dossier rilevanti che Salis riesce nel “capolavoro” di rivisitare in salsa estremista.
A partire ovviamente dalla sua personale esperienza nelle carceri ungheresi. “Sono stata detenuta per oltre 15 mesi in condizioni contrarie ai più basilari principi di umanità e ho fatto esperienza sulla mia pelle della logica punitiva e vendicativa del carcere”, scrive in un post su Instagram. Da qui l’impegno nel "portare fuori la voce e i vissuti di chi soffre nelle prigioni". Secondo l'attivista, accusata di aggressione in Ungheria ed eletta eurodeputata con Avs, bisogna "mettere radicalmente a critica il sistema-carcere e ripensare dalle fondamenta il modo di risolvere i rapporti di ingiustizia nella società". Da qui il ragionamento inizialmente sensato dell’europarlamentare comincia a fare acqua da tutte le parti. Prima denuncia giustamente la “situazione intollerabile” delle carceri italiane. Poi, a stretto giro, punta il dito contro l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni."Con il decreto Caivano – sentenzia - il governo Meloni ha ampliato le possibilità di ricorso al carcere in fase cautelare per i minori". Secondo lei, "il modello che la destra al potere propone parrebbe essere quello repressivo e violento”.
Ma la ramanzina alla maggioranza di governo fa spazio all’ultima sparata ideologica in materia di carceri. Come spesso accade il veleno è nella coda: “Liberiamo la nostra immaginazione politica – scrive nelle ultime righe – dalla falsa necessità della prigione”. Nessun errore di battitura: la prigione, secondo la logica dell’astro nascente di Avs, è sinonimo di falsa necessità. Ma il comizio social della Salis non è finito. Dopo il piano svuota carceri, arriva l’assalto ai Cpr, i centri per i rimpatri tanto criticati dalla gauche nostrana. “Non sono niente meno che campi di internamento per esseri umani – rilancia la Salis - la cui unica colpa è quella di non possedere un permesso di soggiorno in regola". E ancora: “Sono un abominio giuridico, una vergogna politica, un orrore disumano".
E con sprezzo del ridicolo conclude: “Ad essere criminalizzata non è tanto il crimine in sé ma la povertà e la diversità. Oltre che, ovviamente, il dissenso politico". Lo stesso dissenso che arriva dai commenti del suo ultimo manifesto social. Un utente risponde e scrive: “Eh si… parliamone!!! Poi ci spiega anche come uscirne”. Tra gli altri, una volta abbandonata l’arma dell’ironia, prevale l’indignazione.
“Esatto parliamo di carcere – scrivono - se picchi delle persone per delle loro idee vai in carcere”. Qualcun altro ancora sentenzia: “Delinquiamo e continuiamo a delinquere in completa libertà perché le carceri sono poco accoglienti, il nodo alla gola me lo fai venire tu a me”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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