La revoca dell'onorificenza al dittatore Tito è sempre più vicina. La commissione Affari costituzionali della Camera ha dato il via libera al testo base unificato che modifica la normativa attuale stabilendo che la revoca possa avvenire anche dopo la morte dell'insignito.
"In ogni caso incorre nella perdita dell'onoreficenza l'insignito, anche se defunto, che si sia macchiato di crimini crudeli e contro l'umanità", è questa la formula che ha portato tutte le forze di maggioranza e d'opposizione a votare compattamente il testo. Unica eccezione è stata quella dell'Alleanza Verdi-Sinistra Italiana che si è astenuta. Si chiude così, dopo alcuni giorni, la melina portata avanti dal centrosinistra italiano che faticava a votare insieme alla maggioranza. Il centrodestra presentato tre proposte di legge a firma Massimiliano Panizzut (Lega), Walter Rizzetto e Fabio Rampelli (entrambi Fdi) che sono stati poi unificate nel testo votato oggi e che ha come obiettivo dichiarato quello di revocare il titolo di Cavaliere di gran croce dell'ordine al merito della Repubblica italiana conferito nel 1969 dall'allora Capo dello Stato Giuseppe Saragat all'ex presidente della Jugoslavia Josip Broz, il maresciallo Tito.
"Sono molto soddisfatto per questo risultato e auspico una approvazione rapida in Aula. Rendiamo giustizia alla memoria di migliaia di italiani morti per ordine di TITO nelle foibe e a quanti sono stati protagonisti dell'esodo istriano-fiumano-dalmata", ha affermato in una nota il meloniano Walter Rizzetto che sentenzia: "Procediamo spediti verso l’obbiettivo". Esulta anche il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli, primo firmatario di una delle proposte di legge di modifica: "Questo passaggio, che mi auguro presto culminerà con l'approvazione dell'aula, è indispensabile per revocare la medaglia al maresciallo Tito, brutale assassino di migliaia di italiani infoibati e dittatore che costrinse centinaia di migliaia di nostri connazionali a lasciare le terre del Confine Orientale - sottoposte al un violento processo di deitalianizzazione - e riparare nella Madre Patria".
Secondo Rampelli, ora si potrà ridurre la figura del maresciallo Tito a quella di "un comunista assassino di italiani". Si tratta di "una forma di giustizia riparatrice e simbolica per le tante vittime del confine orientale. C'è ancora tanto da fare. Abbiamo appena cominciato", ha concluso Rampelli.
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