Prima la sconfessione del decreto Cutro, poi l'attività social pro migranti, infine il video risalente al 2018 dove è in prima fila ad un sit-in contro l'allora governo gialloverde sul tema dell'immigrazione. Il caso Apostolico è al centro del dibattito politico ormai da diversi giorni, la dicotomia è nota: la Lega invoca le dimissioni della toga rossa, la sinistra chiede chiarezza sull'origine della sequenza incriminata.
Di fronte agli ultimi attacchi strumentali arrivati da Pd e 5 Stelle, il Carroccio ha tenuto a precisare: "Per qualcuno a sinistra il problema è 'chi ha girato il video', in pubblica piazza di un evento pubblico. Per la Lega e milioni di italiani il problema è cosa si vede in quel video, ovvero un giudice in mezzo a una manifestazione dove si insultano ('assassini... animali...') poliziotte e poliziotti, e si inneggia alla clandestinità. Cosa chiediamo? Scuse e dimissioni".
L'unico obiettivo della sinistra - Renzi escluso - è quello di delegittimare Salvini, senza entrare nel merito della stortura. L'ultimo in ordine di tempo è stato il leader grillino Conte: "La Digos fa sempre dei filmati quando ci sono delle manifestazioni, ma come poi arrivano questi filmati a un ministro delle infrastrutture che non c'entra nulla? Il ministro delle Infrastrutture Salvini chiarisca come e perché ha avuto quei filmati. Quei filmati sono stati realizzati dalla Digos e sono nella disponibilità delle forze di polizia per altri compiti, non per attaccare i magistrati".
Giuseppi ha aggiunto: "Fermo restando che i magistrati devono essere e apparire imparziali, non possiamo permettere che ci sia una schedatura e che venga messa a disposizione degli esponenti politici di turno di governo che, peraltro, non c'entrano nulla con la questione dell'ordine pubblico. Perchè se noi iniziamo a fare queste filiere in cui tutti iniziano a deviare dai propri compiti istituzionali non riusciamo più".
Polemiche a dir poco singolari sulla presunta invasività nella sfera privata di una persona - nel caso la magistrata Apostolico - quando vengono diffuse immagini di una partecipazione a un evento pubblico. Nonostante ciò, i compagni non mollano. Uno dei j'accuse più muscolari è quello del dem Walter Verini, che ha parlato di vicenda "inquietante" tesa a "delegittimare il ruolo della magistratura", persino di "dossieraggio squadrista": "A parti invertite avrei criticato la sentenza, ribadendo la fiducia nella magistratura. Questo dovrebbe fare un uomo di Stato, definizione che evidentemente non si addice a Matteo Salvini. Il quale preferisce il dossieraggio per indicare il bersaglio, il nemico ai suoi seguaci.
Del resto, è lo stesso che andava a protestare sotto l'abitazione privata di Elsa Fornero o citofonava in giro per Bologna per fare giustizia sommaria". Non pago, Verini ha denunciato "metodi da Stato autoritario, dove si usa ogni mezzo per colpire gli oppositori".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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