Irreperibile. Marcello Dell'Utri non si sa dove si trovi. In un primo momento l'agenzia Ansa aveva sostenuto che l’ex senatore forzista si trovasse in Libano, ma poi è arrivata la smentita. Dell’Utri è ricercato dopo che la Corte d’appello di Palermo ha emesso a suo carico un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Tra pochi giorni ci sarà la sentenza definitiva della Cassazione, che potrebbe confermare la condanna a sette anni per concorso in associazione mafiosa. Secondo gli investigatori, che hanno cercato invano di eseguire la misura e da settimane monitorano le sue mosse, l’ex senatore avrebbe due passaporti diplomatici e dal Libano sarebbe pronto a spostarsi. L’ordinanza di custodia cautelare a suo carico è stata emessa martedì scorso dai giudici della terza sezione della corte d’appello di Palermo. "Non confermo nulla. Ho appreso dai giornali dell'ordine di custodia cautelare che non mi è stato notificato in quanto i legali della difesa lo apprendono soltanto una volta eseguito. L'ultima volta mi sono visto con lui a Milano diverse settimane fa. La prossima settimana, martedì 15 aprile, è prevista l'udienza: deciderà lui se presentarsi. Che sia tutto regolare, non lo so", ha dichiarato l'avvocato Giuseppe Di Peri, legale di Marcello Dell'Utri. Secondo gli ambienti della procura generale di Palermo, l'ex senatore agli inizi di aprile era a Beirut. Non è chiaro se i magistrati abbiano chiesto al ministero della giustizia di attivare l’Interpol per le ricerche del latitante attraverso l’emissione di un mandato di cattura internazionale.
Alla fine è arrivata una nota all'Ansa del diretto interessato. "Tengo a precisare che non intendo sottrarmi al risultato processuale della prossima sentenza della Corte di Cassazione e che, trovandomi in condizioni di salute precaria - per cui tra l’altro ho subito qualche settimana fa un intervento di angioplastica - sto effettuando ulteriori esami e controlli. Apprendo della aberrante richiesta di preventiva custodia cautelare mentre mi trovo già all’estero per il periodo di cura e 538em;">riposo, rimango tuttavia in attesa fiduciosa del risultato che esprimerà la Massima Corte che ha già rilevato incongruenze e fumus nella prima sentenza di appello, annullandola conseguentemente, mi auguro quindi che un processo ventennale, per il quale ritengo di avere già scontato una grave pena, si possa concludere definitivamente e positivamente".
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