
- Ma Ernesto Maria Ruffini quand’è che diventa il leader del centro? Quando ha lasciato l’Agenzia delle Entrate e i giornali gli hanno dedicato ogni pagina possibile sembrava il nuovo salvatore della Patria. Nel giro di un amen s’è già eclissato?
- Sapete qual è il dettaglio più sconvolgente del caso della chat in cui l’Amministrazione Usa si scambiava messaggi sull’imminente attacco agli Houti, con tanto di piani segreti, chat in cui è finito per errore anche un giornalista? Il fatto che i commenti fossero a livello da bar sport, con tanto di emoticon. Fa quasi rabbrividire.
- Ma poi: come ti viene in mente di mentire affermando che non sono mai stati condivisi i piani di attacco, sapendo che il giornalista, prima di rivelare il buco, avrà fatto 12mila screenshot delle conversazioni? Mi pare che Vance&co stiano applicando il metodo Prodi, e - pur sapendo di poter essere sbugiardati - preferiscono comunque negare la verità. Il che, però, non fa che alimentare la vicenda. Non mi pare una grande idea.
- Mentre i governi europei sono impegnati a far digerire agli elettori l’idea di una missione militare di peacekeeping in Ucraina, il negoziatore di Kiev dice che loro vogliono proprio gente pronta “a combattere”. Non mi pare il modo migliore per convincere le opinioni pubbliche europee...
- E infatti Emmanuel Macron per giustificare l'invio di truppe arriva a sostenere che sia un "approccio pacifista" mandare soldati in Ucraina. "Non andranno al fronte per combattere" ma saranno dispiegati "per garantire una pace duratura". Siete seri? Si sono mai visti eserciti che non combattono? No.
- Volete sapere a chi va il premio per la tempestività? A Dario Nardella. Il quale ieri intorno alle 19 emette questa nota: “Solidarietà al Professore Romano Prodi per l’attacco che ha subito in queste ore. Tutti hanno visto la dinamica dell’incontro con la giornalista Mediaset che ha assalito il Professore con domande improvvise e con tono provocatorio. I giornalisti e la libertà di stampa vanno sempre tutelati, ma anche la buona educazione è un principio sacrosanto”. Poi due ore dopo La7 manda in onda le immagini con cui “la dinamica dell’incontro” inventata da Romano viene sbugiardata dai fatti. Riprovaci ancora, Darietto.
- A parte che le "domande improvvise" e "il tono provocatorio" li ha visto solo Nardella.
- Massimo Giannini guarda il video che sbugiarda Prodi e, pur criticando il Professore, riesce a non chiedere scusa per l’insopportabile tweet con cui aveva definito la povera Lavinia Orefici un “sicario” del giornalismo di regime. Guardate: la vera violenza contro la giornalista non l’ha commessa l'ex premier paternalista. La vera violenza l’hanno commessa i vari Giannini, Vitalba Azzolini, Enrico Letta e tutti quelli che hanno messo in dubbio la versione della giornalista. La quale, senza piagnistei, aveva semplicemente detto: mi ha preso i capelli, non doveva farlo, chieda scusa. E Prodi avrebbe potuto chiudere il caso banalmente ammettendo l’errore, scrivendo un sms pentito e tanti saluti. Può capitare di perdere la brocca. Invece ha negato tutto, ha affermato il falso, la famosa “mano sulla spalla”, e tutti i suoi cortigiani gli sono corsi dietro accusando - di fatto - la Orefici di aver mentito. Invece no. Avete creduto a lui e sbertucciato lei, che però aveva ragione da vendere. E l’avete fatto per partito preso. Convinti che quelli di Rete4, solo perché non la pensano come voi, siano dei venduti che raccontano menzogne. Vi siete comportati come quelli che non ascoltano le donne vittime di violenza, quelle vere, e che tanto criticate nei vostri pezzi perbenisti. Ora scendete dal piedistallo, grazie.
- Anche l’Ordine dei Giornalisti, come la Fnsi, scrive una striminzita nota sul caso Prodi solo dopo la pubblicazione della notizia sull'insulto (“pezzo di m***”) di Giovanni Donzelli al cronista del Fatto. Mi immagino il sollievo. Il sollievo di avere una scusa per dare un colpo alla botte e uno al cerchio, senza dover quindi attaccare solo Prodi o continuare nell’imbarazzato silenzio. Resta il fatto che l’Ordine dei Giornalisti, ente inutile e da abolire, che tuttavia dovrebbe garantire la categoria, è rimasto in silenzio per tre dannatissimi giorni.
- No mai voi il podcast di Massimo Giannini dovete ascoltarvelo, perché è la prova provata che lo snobismo che permea il Manifesto di Ventotene questi se lo sono bevuti come Obelix la pozione magica. La domanda di Lavinia Orefici, pacata e per nulla aggressiva, secondo il Nostro avrebbe avuto un “chiaro sapore provocatorio”. Domanda ovviamente posta da una cronista “inviata, suo malgrado” (come se fosse una mezza scema) con l’obiettivo di “provocarlo” rispondendo a “logiche che sfuggono a quelle di un giornalismo costruttivo”. Se invece Giacomo Salvini pubblica le chat private di Fratelli d’Italia, e si becca un “pezzo di M” da Donzelli, allora magicamente il cronista diventa “persona corretta” che “ha avuto solo il torto” di scrivere un libro sul partito di governo". Dice Giannini che il compito della “libera informazione” è quello di “fare domande, molto spesso scomode”. Però, a quanto pare, il ragionamento vale solo per loro e per le loro tesi. Gli altri, invece, diventano subito dei “sicari di regime”. So di parlare al vento. Però cotanto palese doppiopesismo mette davvero i brividi.
- Giannini tira in causa quella volta in cui Ignazio La Russa pestò, secondo la credibile ricostruzione di Corrado Formigli, ma contestata dall’allora ministro, i piedi all’inviato di Annozero. Sbagliò La Russa e sbaglia oggi Prodi. Il problema è che mentre avete creduto immediatamente alla versione di Formigli, stavolta avete trattato la Orefici come una bugiarda.
- Tutti i politici sbroccano e tutti insultano, da tutte le parti. Il punto è che vanno tutti condannati, senza distinzioni.
- Le scuse di Prodi non sono scuse. Primo: manca la parolina magica. Secondo: ammette l’errore di aver toccato i capelli, ma si guarda bene dal fare ammenda per la clamorosa bugia con cui ha provato a spacciare un gesto inammissibile per un paternalista tocco di spalla. Terzo: scrive Prodi che si è reso conto solo “vedendo le riprese” di aver “quasi meccanicamente trasportato quel gesto in un ambito diverso”, il che vuol dire tutto e niente e ha l’unico scopo di confondere le acque (davvero qualcuno può credere che non si sia accorto di aver preso la ciocca di capelli?).
Quarto: il Professore ribadisce di non aver né aggredito né intimidito la cronista, ma è una excusatio non petita visto che nessuno l’ha mai sostenuto. Quinto: nessuno mette in dubbio la storia di Prodi e nessuno l’ha deriso, ed è ovvio che “l’intera vita” conta; ma tua storia non ti permette di mentire e pensare di passarla pure liscia. Son finiti i tempi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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