Punizione con retrogusto di censura. Che errore

Punizione con retrogusto di censura. Che errore
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La Rai ha cancellato dai palinsesti Insider la trasmissione dell’autore, sebbene condannato per plagio, di Gomorra. Inutile sostenere che si tratta di una decisione aziendale in linea con il codice etico della Rai. Anche se lo fosse, diventerebbe inevitabilmente una decisione politica dal (forte) retrogusto di censura. Da più giorni, parti della maggioranza, Lega e Fratelli d’Italia in testa, chiedevano l’allontanamento di Saviano a causa delle continue esternazioni contro il ministro dell’Interno Matteo Salvini, accusato dallo scrittore di essere un «bastardo» e un malavitoso («ministro della Mala Vita»).

Salvini, dal canto suo, fa bene a querelare Saviano, visto che un insulto illegittimo non deve essere confuso con una legittima critica. E Saviano insulta, insulta, insulta, proprio con la speranza, ora soddisfatta, di «rivendersi» come perseguitato dalla politica, la cosa che gli riesce meglio, e anche l’unica che gli rimane, visto che dopo Gomorra, come autore, è svanito nel nulla dei libri inutili.

Intendiamoci: non è bello che la tv pubblica ricompensi, con i soldi del canone, uno scrittore che non conosce il valore delle parole e infatti le spreca per insultare ministri (e mezza Italia) su Twitter. Ma se cacciarlo espone l’azienda al sospetto di vendetta politica e crea un precedente, meglio lasciar perdere. Per un dipendente o un collaboratore della Rai diventa più difficile esprimere un giudizio duro sul governo. Ti scappa una parola di troppo... Non si sa mai. Meglio tacere. La soppressione è discutibile anche per le modalità: la prima stagione di Insider era stata un flop, si poteva cancellare subito dai palinsesti per manifesta inutilità oppure invocando il codice etico (non l’hanno vergato ieri).

Invece è stata confermata anche se Saviano aveva già dato del «bastardo» a Salvini e pure a Giorgia Meloni. La Rai è intervenuta soltanto dopo l’ennesimo giro di provocazioni, seguito dal coro indignato dei politici. Poco sensato tirare in ballo il giornalista Filippo Facci, anch’egli ex titolare di un programma soppresso a causa di una battuta sulla vicenda delle accuse di stupro rivolte al figlio di Ignazio La Russa. Facci ha chiesto scusa per l’articolo di Libero che conteneva la frase contestata.

Fine della storia. No, la Rai ha ceduto alle proteste della politica, questa volta di sinistra, e ha scaricato Facci.

Quindi, dice qualcuno, giusto scaricare ora Saviano. Come se aggiungere errore a errore fosse un merito.

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