Il vicepresidente del Consiglio, Angelino Alfano, ripete spesso di non essere attaccato alle poltrone. Lo dice parlando di sé e dei suoi colleghi di partito, il Nuovo centrodestra. Nei fatti, però, sembra vero il contrario. Pur di conservare il Viminale "apre" alle unioni civili. Lo fa in un'ampia intervista al quotidiano l'Unità. Innanzitutto nega che il tema dei diritti civili possa essere la mina che farà saltare il governo. Spiega così la propria tesi: "Occhio ai giochi di parole usati con sapienza a danno di una parte o dell'altra. Il punto è molto semplice. Una volta chiarito dove si va a finire, è altrettanto chiaro da dove si deve cominciare". Fatta questa premessa, spiega: "Ho molti amici omosessuali, ho massimo rispetto per la loro affettività e siamo d'accordo, come dice la Consulta, sul rafforzamento delle tutele patrimoniali intervenendo sul codice civile. Se questo è l'obiettivo - sottolinea - ne possiamo parlare".
Poi però, resosi conto dell'estrema scivolosità della questione, prova a correre ai ripari: "Davvero è questa la priorità del paese?". E mette subito le cose in chiaro: "Dal Pd sento alzarsi troppe voci che invece parlano di matrimoni omosessuali. Per queste questioni credo si debbano impegnare maggioranze omogenee non un governo che ha già un programma serrato e complesso".
Se il patto di governo "è solido la navigazione - prosegue Alfano - non potrà che essere tranquilla per i prossimi 12 mesi in quanto appunto navigazione". Quindi adesso bisogna guardare "le proposte e i programmi" e "lasciamo perdere i titoli".
Il vicepremier sottolinea che "a noi non è mai stato posto un problema di sedie o di poltrone né dal Pd né dal premier. Il nodo adesso è il programma, deciderlo e scriverlo". Bisogna, insomma, "guardare ai contenuti" e comunque, sottolinea, "mi fido di Renzi". E assicura: il Viminale "non è materia di cui si è parlato".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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