Roma - Bocciato il blocco dell'ultima tranche di «rimborsi elettorali» (alias finanziamento ai partiti), passa il principio dei rimborsi indiretti. Votazioni a dir poco agitate sulle mozioni sul finanziamento ai partiti ieri sera alla Camera, finite con le proteste dei deputati del Movimento cinque stelle, che hanno prima lasciato sui banchi mazzette di banconote (facsimile) da 500 euro, poi hanno abbandonato l'Aula.
I grillini avevano presentato una mozione per bloccare la tranche di luglio dei rimborsi elettorali che spettano ai partiti. Bocciato anche un testo di Sel che chiedeva una commissione di inchiesta su fondazione e lobby. Passata, invece, la mozione Pd-Pdl e Scelta civica che afferma il principio del finanziamento indiretto. Quindi partiti finanziati principalmente con la contribuzione dei cittadini su base volontaria, ma anche «eventuali forme di sostegno indiretto ad attività politiche, ad adottare ogni iniziativa utile a salvaguardare il diritto di tutti i cittadini di associarsi liberamente». Mozione che impegna il governo anche ad approvare al più presto le norme per dare attuazione alla riforma varata dal Consiglio dei ministri.
Tra gli emendamenti (ancora da votare) il Pd ne ha presentato uno che mira a estendere ai dipendenti dei partiti la cassa integrazione straordinaria e i contratti di solidarietà, con una copertura di 18 milioni per gli anni 2014 e 2015. Sempre il Pd propone di aumentare la quota di imposte che i cittadini possono destinare ai partiti: non il 2 per mille, ma il 2,5 per mille.
Il governo oggi sarà impegnato soprattutto nella cabina di regia sui temi economici. All'incontro non ci sarà un'unica proposta del governo sull'Imu e nemmeno sull'argomento meno caldo delle coperture per l'Iva. Il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, si presenterà insieme al premier Enrico Letta con un ventaglio di proposte per riformare l'imposta sugli immobili e relative coperture.
Le ipotesi sono quelle uscite in queste settimane. Dalla franchigia per escludere dall'imposta le abitazioni principali (locuzione più corretta rispetto a prima casa) intorno ai 500 euro. Che però non piace al Pdl.
Poi la nuova service tax che ingloba la Tares e l'imposta comunale sul mattone (che non convince il ministero dell'Economia). Ci sarà anche la cancellazione totale sulla prima abitazione, con il relativo costo (4 miliardi l'anno) e le ipotesi di copertura preparate dalla Ragioneria dello Stato. Il possibile punto di caduta sull'Imu potrebbe essere una conferma dei criteri utilizzati nel rinvio della rata di giugno, che ha escluso dal pagamento le abitazioni principali a eccezione di quelle di lusso. In arrivo anche la deduciblità per gli immobili commerciali. Allo stesso tempo, sull'Iva ci sarà un menu di alternative alla copertura contenuta nel decreto che ha rinviato l'aumento dell'aliquota ordinaria al 22% previsto in luglio. Un miliardo fatto di tagli alla spesa selettivi (non sono esclusi tagli lineari) e di qualche rimodulazione di entrata già presente nel provvedimento (a esempio la tassa sulle sigarette elettroniche). Tutto, comunque, da discutere. Linea che il dicastero di via XX Settembre si è dato già da qualche giorno e che ora seguirà in modo più deciso, viste le fibrillazioni sul caso Shalabayeva e gli sforzi di Palazzo Chigi per mantenere stabilità politica. Sull'Iva la soluzione dovrebbe uscire già oggi, entro il primo pomeriggio, mentre sull'Imu si aprirà un percorso che dovrebbe portare, prima di Ferragosto, a una soluzione.
In autunno, invece, il governo dovrà affrontare la Legge di stabilità e fare i conti con la revisione delle stime di crescita.
Ieri un'importante correzione è arrivata dalla Banca d'Italia.Per il 2013, come aveva anticipato il governatore Ignazio Visco, il Pil calerà dell'1,9% e non di un punto, come stimato a gennaio. La crescita tornerà nel 2014 «a ritmi moderati».
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