Il riavvicinamento tra Meloni e Le Pen e l'idea di ridisegnare l'Eurodestra

Oggi a Madrid saranno "insieme" sul palco di Vox. Contatti mai interrotti nonostante le frizioni. Ecr, Id e gli scenari post voto La premier: possiamo cambiare la maggioranza in Ue, no alla sinistra

Il riavvicinamento tra Meloni e Le Pen e l'idea di ridisegnare l'Eurodestra
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Si chiude oggi la tre giorni dell’eurodestra riunita a Madrid, una kermesse che ha tenuto insieme - in parallelo - i «Culture weekend» che Ecr organizza da ormai tre anni in giro per l’Europa e la convention annuale di Vox, «Viva24». Un appuntamento che sancirà – seppure a distanza – un avvicinamento che non era affatto scontato: quella tra Marine Le Pen (foto a sinistra) e Giorgia Meloni (foto a destra).
Questa mattina, infatti, a Palacio Vistalegre la leader del Rassemblement national sarà ospite di Vox, partito che milita nei Conservatori europei di cui la premier italiana è presidente. Insomma, un segnale di distensione inequivocabile, soprattutto dopo che quasi due mesi fa Le Pen aveva duramente attaccato Meloni in un intervento pre-registrato inviato alla manifestazione di Identità e democrazia (il gruppo europeo a cui aderisce Rn) organizzata a Roma da Matteo Salvini.

Un passaggio che avrebbe potuto compromettere il rapporto tra le due e che invece sembra in via di appianamento. D’altra parte, nonostante quella che viene definita una «momentanea incomprensione», i contatti tra Le Pen e Meloni non si sarebbero mai interrotti. E la scelta di intervenire oggi tutte e due dallo stesso palco non è casuale, ma frutto di una valutazione ragionata dei rispettivi staff. Nonostante l’incontro sia a distanza, visto che la candidata all’Eliseo sarà fisicamente nella ex Plaza de toros di La Chata, mentre la premier interverrà collegandosi in diretta da Roma.
D’altra parte, le prossime elezioni Europee del 6-9 giugno sono destinate a spostare verso destra il baricentro di Parlamento e Commissione. E seppure la nomina del successore di von der Leyen ripeterà quasi certamente lo schema della cosiddetta «maggioranza Ursula», avrebbe poco senso che le due principali leader della destra europea non provassero a tenere aperto un canale di dialogo. Oggi, infatti, il Rassemblement national (stando all’ultima rilevazione di EuropeElects dovrebbe arrivare a 27 eurodeputati) sarebbe il principale partito di Id, mentre Fratelli d’Italia (quotato a 23 parlamentari europei) guiderebbe di gran lunga Ecr. Con un dettaglio. Da una parte Le Pen ha la necessità di uscire da un gruppo intorno al quale a Bruxelles c’è un vero e proprio cordone sanitario, perché l’ultra-destra di Alternative für Deutschland è su posizioni apertamente xenofobe.

Non è un caso che la candidata all’Eliseo abbia negli ultimi mesi polemizzato più volte con Afd arrivando a mettere apertamente in discussione una futura alleanza. Dall’altra parte, invece, Ecr lavora da tempo - e in più direzioni - a un allargamento del proprio raggio d’azione. «Non a tutti i costi», spiega Antonio Giordano, deputato di Fdi e segretario generale di Ecr. Ma, aggiunge, «bisogna continuare a dialogare finché gli astri non si allineano». D’altra parte, è questo uno degli obiettivi dei «Culture weekend», che venerdì hanno visto l’intervento dal palco di una sessantina di giovani equamente divisi tra ragazzi e ragazze. E che ieri si sono chiusi con una serie di panel tematici con i parlamentari (Gianluca Caramanna ha ribadito la difesa delle concessioni balneari, mentre Carlo Fidanza ha auspicato che «l’immigrazione irregolare torni al centro dell’agenda Ue»).
Nella destra europea, insomma, qualcosa si muove. La direzione è ancora poco chiara e molto dipenderà dai numeri reali che saranno sul tavolo a urne aperte.

Però è un fatto che se Le Pen vuole davvero arrivare all’Eliseo nel 2028 non può farlo restando in Europa nella ridotta con Afd. Poi, certo, c’è da capire quale possa essere la formula di un eventuale avvicinamento, se in Ecr o in un nuovo contenitore. E pure cosa pensi Salvini di uno scenario che rischia di metterlo nell’angolo.
Oggi sul palco di «Viva 24» ci saranno anche il presidente argentino Javier Milei, il leader del Pis polacco Mateusz Morawiecki e - collegato - il premier ungherese Viktor Orbán.

Poi Meloni (che ribadirà l’auspicio che il voto possa cambiare la maggioranza in Ue ed escludere la sinistra) e Le Pen. L’incrocio non casuale. Perché - spiega Giordano - «se Giorgia parla qui e parla anche Le Pen vuol dire che non ci sono problemi».

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