Riccardi vuole sanare i clandestini e scivola sul conflitto d'interessi

Il ministro chiede aiuto alle onlus come la Comunità di Sant'Egidio per regolarizzare 400mila irregolari

Una nuova sanatoria per gli extracomunitari: l'ha decisa il governo Monti in modo inconsueto, con una norma transitoria alla cosiddetta «legge Rosarno» approvata il 6 luglio scorso ed entrata in vigore l'altro giorno. Secondo le stime della Caritas questa «leggina» potrebbe regolarizzare 400mila immigrati privi di documenti. Tecnicamente è un «ravvedimento operoso» per chi ha dato lavoro a clandestini. Imprese e famiglie avranno un mese di tempo, dal 15 settembre al 15 ottobre, per mettere in regola se stesse e gli immigrati privi di permesso o di documenti; in seguito scatteranno sanzioni pesanti per quanti impiegheranno stranieri irregolari, mentre i clandestini che denunceranno uno sfruttamento avranno diritto a un permesso di soggiorno.
Fatta la legge, bisogna applicarla. E qui sta scoppiando un caso all'interno del governo. La legge demanda, infatti, a un successivo «decreto di natura non regolamentare», cioè un decreto attuativo interministeriale, il compito di dettagliare le modalità pratiche della sanatoria, cioè come dovranno comportarsi i datori di lavoro per presentare la dichiarazione di regolarizzazione. Questo decreto è in questi giorni all'esame dei dicasteri competenti, in particolare quelli dell'Interno e della Cooperazione internazionale. E tra i due ministri, Anna Maria Cancellieri e Andrea Riccardi, sono scintille. Il compito di trovare una mediazione è affidato al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà.
Lo scontro riguarda la maggiore o minore severità da applicare nella regolamentazione. Cancellieri è per controlli rigorosi, mentre Riccardi preme per allentare le maglie della sanatoria per allargare il più possibile il numero dei clandestini da regolarizzare. Queste pressioni inducono ambienti governativi a parlare di conflitto di interessi per il titolare della Cooperazione, visto che la Comunità di Sant'Egidio da lui fondata e presieduta per tanti anni è direttamente e largamente coinvolta in questa operazione di «ravvedimento».
Per regolarizzare il salariato straniero, la nuova legge prevede che il datore di lavoro (imprenditori nel caso di braccianti e operai, o famiglie nel caso delle badanti) ne attesti «la presenza sul territorio nazionale dal 31 dicembre 2011» attraverso «documentazione proveniente da organismi pubblici». Non è specificato che tipo di documenti: potrebbe essere un timbro sul passaporto, un abbonamento al bus o al treno intestato allo straniero, o altro.
Riccardi vuole estendere il più possibile il ventaglio di «organismi pubblici» autorizzati a emettere queste certificazioni: non solo sindacati e patronati, ma anche le associazioni di volontariato e il cosiddetto «privato sociale», come la Caritas, l'infinità di Onlus e appunto anche la Comunità di Sant'Egidio. Questo allargamento, di fatto, trasformerebbe queste associazioni in patronati e contiene il pericolo di innescare un mercato di certificazioni o autocertificazioni più o meno false. È per questo motivo che il ministro Cancellieri si oppone al «buonismo» di Riccardi.
C'è un secondo requisito richiesto per la regolarizzazione, cioè un limite minimo di reddito per i datori di lavoro. Il motivo è evidente: essi non possono guadagnare meno dei loro dipendenti irregolari. Questo tema riguarda soprattutto i nuclei familiari, che devono denunciare entrate sufficienti a mantenere se stessi più la badante. Ebbene, Riccardi insiste per abbassare il più possibile questa soglia reddituale. Si parla addirittura di 15mila euro annui, cioè poco più di mille euro mensili per l'intera famiglia. Una somma con la quale si fatica ad arrivare a fine mese, figurarsi pagare una badante, o più di una.


Nel governo lo scontro è duro e Riccardi, che potrebbe far rientrare la Comunità di Sant'Egidio in questa complessa operazione, non intende rinunciare alla battaglia per rendere poco più che simbolici i requisiti necessari per legalizzare centinaia di migliaia di lavoratori stranieri clandestini. La mediazione è nelle mani di Catricalà, che sta preparando il testo del decreto da sottoporre al Consiglio dei ministri.

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