Riforma elettorale, Napolitano convoca maggioranza e governo

Il capo dello Stato accelera sulla riforma della legge elettorale, ma scoppia la polemica. Calderoli: "Materia squisitamente parlamentare". Grillo: "Ho dato mandato al mio legale per chiedere l'impeachment". Il Quirinale assicura: "Saranno ascoltate pure le opposizioni"

Riforma elettorale, Napolitano convoca maggioranza e governo

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’aveva detto chiaramente ieri a Firenze: il parlamento deve mettersi al lavoro sulla legge elettorale e lo deve fare entro il 3 dicembre, prima che arrivi la sentenza della Corte costituzionale sul Porcellum. Così, a tambur battente, questa mattina al Quirinale c’è stata una riunione tra il capo dello Stato, alcuni esponenti del governo e i vertici della maggioranza. Un vertice che ha mandato in escandescenze sia la Lega Nord sia Beppe Grillo che è tornato a chiedere l'impeachment per il capo dello Stato. "È inaccettabile, inaudito e assolutamente non previsto dalla Costituzione il vertice di maggioranza che di fatto ha convocato oggi Napolitano al Quirinale", ha commentato Roberto Calderoli sottolineando che il capo dello Stato "deve essere il presidente di tutti e non di maggioranza".

Questa mattina al Colle sono saliti il ministro delle Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello e il collega ai Rapporti con il parlamento Dario Franceschini, i capigruppo di maggioranza del Senato, dove la riforma è incardinata, insieme con la presidente della commissione Affari Costituzionali, Anna Finocchiaro. L’urgenza ricordata da Napolitano potrebbe contribuire a dare al confronto nella maggioranza la spinta necessaria ad accelerare su un’intesa tra Pd, Pdl e Scelta civica. Il segnale arrivato ieri proprio a Palazzo Madama, con il voto sul filo del rasoio del ddl di riforma costituzionale, è stato letto da molti come un segnale preoccupante. E ad appesantire il clima non è solo lo scontro più o meno latente tra i partiti di maggioranza, ma le vicissitudini interne alle forze politiche. Il Pdl ancora deve sciogliere i nodi che qualche settimana fa hanno portato il governo sull’orlo della crisi. Scelta civica è dilaniata. E il Pd è alle prese con il congresso in cui le riforme, a partire da quella del Porcellum, sono a pieno titolo argomento di battaglia. Non è un caso che Matteo Renzi batta su questo tasto un giorno sì e l’altro pure. "Dobbiamo giustificare davanti al nostro elettorato la necessità di fare accordi con una forza politica il cui leader accumula ulteriori responsabilità, certo da dimostrare. Quello che è meno chiaro sono i benefici", ha chiarito Paolo Gentiloni. "Se avessimo sull’altro piatto della bilancia un quadro di larghe intese che produce riforme, che riesce a fare una legge elettorale, o a trovare una via d’uscita per la crisi, il rapporto costi-benefici starebbe in equilibrio. Non è così", ha avvertito l’ex ministro, ora vicino proprio a Renzi.

Non sono certo mancate dure critiche alla riunione organizzata dal capo dello Stato al Colle. Rivolgendosi direttamente a Napolitano, Calderoli ci ha tenuto a ricordare che "non spetta certo a lui convocare vertici di maggioranza" soprattutto in relazione a una materia, come la riforma della legge elettorale, che è "squisitamente parlamentare". "Il Senato - ha assicurato il senatore del Carroccio - lavorerà per cambiare la legge elettorale per volontà politica e non per indebite pressioni o sotto ricatto del 3 dicembre tenuto conto anche del pronunciamento della Corte europea del marzo del 2012 che ha respinto i ricorsi avversi l’attuale legge elettorale". Ancora più duro Grillo che da Trento ha fatto sapere di aver dato incarico al suo studio legale per chiedere l'impeachment di Napolitano.

Dal Quirinale, però, si sono affrettati a spegnere l'incendio assicurando che il capo dello Stato "si riserva di ascoltare i vari gruppi delle opposizioni nelle modalità più opportuna". Lo scontro, però, sembra ormai aperto.

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