RomaFinisce in soffitta la responsabilità civile diretta dei magistrati, quella del famoso emendamento del leghista Pini, approvato qualche mese fa alla Camera.
Almeno, secondo il governo. Nellemendamento alla legge Comunitaria presentato dal ministro della Giustizia Paola Severino in commissione Politiche Ue del Senato, si ritorna a una forma indiretta di risarcimento per gli errori giudiziari.
Ma lo Stato potrà rivalersi sul magistrato che, con dolo o colpa grave, ha causato al cittadino un danno ingiusto, chiedendo fino alla metà della retribuzione annua, mentre oggi si tratta di un terzo.
Lemendamento riguarda casi di «diniego di giustizia» o comportamenti, atti o provvedimenti giudiziari sbagliati in cui si agisce contro lo Stato, chiedendo il risarcimento dei danni patrimoniali e anche non patrimoniali «che derivano da privazione della libertà personale».
Entro 2 anni, non più 12 mesi dal risarcimento, lo Stato potrà chiedere al magistrato un importo che mensilmente non potrà superare il terzo della retribuzione e non più un quinto. Nella motivazione si parla anche di «inescusabile negligenza nellerrore» e di «gravità dellinosservanza», per la manifesta violazione del diritto comunitario e, secondo larticolo 3 della Costituzione, di violazione manifesta della legge nazionale. Inoltre viene resa esplicitamente obbligatoria la rivalsa, ampliandone di conseguenza il termine e alzandone i limiti quantitativi.
Lemendamento, insomma, elimina lazione diretta per responsabilità civile dei magistrati, ma comunque inasprisce le regole.
Unaltra strada, più di compromesso, è stata indicata sempre ieri con lapprovazione in commissione Giustizia del Senato del parere del senatore Roberto Centaro (Grande Sud). Prevede la responsabilità indiretta, ma invita la commissione ad approfondire alcune ipotesi tra cui quella del «litisconsorzio necessario», in cui il magistrato sarebbe «co-obbligato» a presentarsi insieme allo Stato nelle cause dei cittadini per presunta malagiustizia.
Pdl, Lega Nord e Coesione nazionale hanno votato a favore, mentre Pd e Idv si sono pronunciati contro. Solo poche ore dopo arriva lemendamento della Guardasigilli e il Pd esulta, parlando di «sconfessione» del Pdl. Che, però, si riserva di valutare con attenzione il testo del governo.
«Il nostro obiettivo - spiega il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri- è difendere un principio, che deve entrare finalmente nel nostro ordinamento giuridico.
Intanto, sulla linea del parere Centaro, approda in commissione al Senato un emendamento presentato dallo stesso presidente, Filippo Berselli (Pdl). La partita è ancora tutta da giocare.
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