Due pagine di casellario giudiziario, due condanne definitive e l'accusa, pesantissima, in Ungheria di "tentato omicidio" sembrano essere solo incidenti di percorso per Elisabetta Piccolotti, deputato di Avs e moglie di Nicola Fratoianni, che ha fortemente voluto la candidatura di Ilaria Salis con il suo partito alle Europee. "Sono solo reati da centro sociale, le accuse sono solo quelle di resistenza a pubblico ufficiale", ha dichiarato l'onorevole, ospite di Di Martedì, su La7. A parte che a carico dell'insegnante precaria c'è anche una condanna definitiva per invasione di edifici pubblici, ma quel che colpisce è che un rappresentante delle istituzioni squalifichi in questo modo il reato di resistenza a pubblico ufficiale.
Una persona che tra poche settimane andrà in Europa a rappresentare teoricamente tutti gli italiani, non solo 170mila che l'hanno votata, ha una condanna definitiva per resistenza a pubblico ufficiale e questa viene considerata, in estrema sintesi, una "ragazzata". Le forze dell'ordine contro le quali Salis si è più volte schierata facendo le barricate, talvolta anche lanciando loro addosso spazzatura, sono rappresentanti e difensori delle istituzioni. Quando un poliziotto, un carabiniere, un finanziere e qualunque altro agente di polizia indossa una divisa diventa lui stesso lo Stato. Per questo motivo, che un onorevole della Repubblica italiana squalifichi così un reato contro l'onorabilità dello Stato è incomprensibile.
E lo è anche per chi quella divisa la indossa ogni giorno per tutelare la sicurezza di tutti, anche di quelli che mirano alle divise per lanciare la spazzatura. "Solo resistenza a pubblico ufficiale? Pensare che la resistenza a pubblico ufficiale sia una cosa da poco ci indispettisce, ci umilia, ma dopo certe dichiarazioni e dopo quello che è accaduto cosa dobbiamo pensare della politica?", sono le parole di Andrea Cecchini, esponente del sindacato Italia Celere, da cui si evince chiaramente la rabbia per il trattamento ricevuto. "Siamo alle comiche ma mica tanto poi... In Italia se commetti reato ti ritrovi ad occupare uno scranno parlamentare con soldi, benefici e immunità e a noi poliziotti, che dobbiamo pure difendere certi personaggi, solo calci in faccia e umiliazioni. Indossando la divisa io cerco di riportare solo un po' di normalità in un Paese dove di normale davvero non c'è più nulla", prosegue Cecchini.
Abbbiamo chiesto un commento anche a Pasquale Griesi, segretario regionale del sindacato FSP Polizia di Stato, che è partito da lontano, ricordando Rattazzi e Cavor, e chiedendosi "come abbiamo fatto a ridurci in questo stato". Da "tanta eleganza e stile anche nell'esposizione siamo passati alla spudoratezza più assoluta, gli uomini e le donne della Polizia di Stato, quelli a cui è stata lanciata immondizia addosso, quelli a cui sono stato urlati una serie di frasi ingiuriose, quelli a cui è stata fatta 'soltanto' resistenza, sono rappresentanti dello Stato". Quello stesso Stato, prosegue Griesi, "di cui qualcuno a cui piace evidentemente sminuire la gravità è Onorevole, ovvero degna d’onore, onorata, che gode di alta reputazione ma che parla di 'reati da centro sociale', 'soltanto resistenza' che noi torturati da questa gentaglia, ogni giorno subiamo con angherie di ogni genere".
"Minimizzare i comportamenti violenti o le aggressioni alle forze dell’ordine, etichettandoli come 'cose da centro sociale', è un mero tentativo di giustificare la violenza di questi individui. È come se, per i frequentatori di queste realtà, vigesse una normativa a parte, come se non fossero soggetti alle regole valide per qualsiasi cittadino", ha dichiarato Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp a il Giornale. Chi giustifica questi comportamenti, aggiunge Pianese, "presta il fianco alla cultura antagonista. E specialmente chi ricopre incarichi istituzionali dovrebbe evitare di strizzare l’occhio a chi si bulla dello Stato e dei suoi uomini".
Il sindacalista fa poi notare a Piccolotti che "sono proprio i comportamenti violenti di questi personaggi la causa principale delle centinaia di feriti che ogni anno si contano tra le fila delle forze dell’ordine". Dello stesso avviso anche Stefano Paoloni, segretario generale del sindacato di Polizia Sap, che raggiunto da il Giornale ha sottolineato che "Il rispetto del prossimo, e a maggior ragione se in quel momento sta svolgendo una funzione pubblica, abbiamo tutti il dovere di salvaguardarlo.
Dietro a ogni divisa c'è una donna o un uomo che ha il diritto di tornare a casa dalle proprie famiglie sano". Un concetto che evidentemente non viene contemplato da quelle parti. D'altronde, "sono solo reati da centro sociale".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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