Sallusti: "Resto direttore del Giornale"

Sallusti non molla. Dopo la notifica degli arresti domiciliari fa sapere che manterrà "la qualifica di direttore, come elemento simbolico che questo giornale e il suo editore non accettano di subire un'imposizione ingiusta da parte della magistratura"

Sallusti: "Resto direttore del Giornale"

Alessandro Sallusti non si dimette. Lo spiega lui stesso, in un'e-mail inviata a giornalisti e poligrafici del Giornale dopo una giornata lunga e faticosa, dopo che ha ricevuto la notifica degli arresti domiciliari. Scrive che è sua "intenzione, dopo averne discusso con l’editore, continuare a dirigere il Giornale in qualsiasi caso. Mi dispiace avervi trascinato dentro questa assurda vicenda - aggiunge - ma sono certo che con il vostro aiuto in qualche modo ne uscirò".

Intervenuto ai microfoni di Rtl 102.5 Sallusti commenta la legge, abortita dal parlamento, che traeva origine dal suo caso: l’articolo 1 del ddl prevedeva che "è giusto condannare i giornalisti al carcere in caso di diffamazione e che invece avrebbe voluto salvare me dalla detenzione dicendo che cade il reato di omesso controllo dei direttori. Una cosa complicatissima ma io sono molto contento che questa legge sia finita su un binario morto perché è una legge assolutamente illiberale che peggiorava la situazione dei giornalisti".

Per i prossimi 14 mesi, prosegue Sallusti, "dovrò stare chiuso in casa. Adesso il Magistrato di Sorveglianza, che è un giudice, mi dirà nelle prossime ore con che condizioni. Se potrò telefonare o meno , se potrò ricevere visite o no, se potrò ballare o no, se addirittura uscire o meno. In linea di massima gli arresti domiciliari prevedono anche la possibilità di lavorare, di fare il percorso casa-lavoro negli orari del lavoro. Ma nel caso di un direttore responsabile è difficile perché è un direttore responsabile 24 ore al giorno e non ha un luogo fisico". Ma "io sono sempre per la chiarezza, se devono dire che siano arresti, arresti siano, evitando di fare uscire ad esempio fotografie di me per strada, dicendo ecco quello agli arrestì. Sono per la serietà della cosa".

"Per il lavoro ho dato tutta la vita e mi sento ferito e umiliato" racconta con amarezza Sallusti, spiegando che "vabbé non vai in carcere, ma che la Procura mi abbia voluto evitare la violenza fisica del carcere è un conto, ma la violenza psicologica della perdita della libertà non è inferiore a quella della violenza del carcere. L'idea che io per 14 mesi non sono libero di fare, di andare, di decidere della mia vita è una roba che uno finché non ci pensa, vi assicuro, la dà per scontata. È ovvio che se voglio uscire e comprare un pacchetto di sigarette esco e le compro, ora non potrò più farlo. Sembra una banalità, ma la privazione della libertà è uno stupro".

Se potesse tornare indietro Sallusti si comporterebbe allo stesso modo: "Non perché voglio reiterare un reato, ma perché non solo sono convinto di non aver fatto alcun reato, non avendo scritto l'articolo. Mi accusano di essermi rifiutato di pubblicare una smentita quando lo stesso querelante dice di non aver mandato a Libero alcuna smentita, ma di averlo fatto all'Ansa. Il piccolo particolare è che Libero non aveva l'agenzia Ansa, quindi non potevo sapere dell'esistenza di quella smentita. In più mi accusano di aver fatto una campagna di diffamazione quando sull'argomento sono stati pubblicati due articoli e chiunque sa di giornalismo sa che due articoli non costituiscono una campagna stampa. Non ho nulla di cui pentirmi perché materialmente non ho fatto nulla".

Sallusti si dice certo di restare al suo posto, al timone del quotidiano di Via Negri: "Non mi dimetterò - sottolinea - ho parlato con l'editore, ieri ho incontrato anche il presidente Berlusconi, mantengo la qualifica di direttore del giornale, anche in caso di carcere invece del domiciliare, come elemento simbolico che questo giornale e il suo editore non accettano di subire un'imposizione ingiusta da parte della magistratura". E - aggiunge - "la cosa più importante credo sia la solidarietà dei colleghi del Giornale. Una delle poche solidarietà che ritengo sincere veramente, poi del resto in certi momenti va bene anche la forma, però i fatti che sono avvenuti in Parlamento, lo sciopero annunciato e poi revocato, più altre cose, dimostrano che in realtà di questo problema non freghi moltissimo, né alla politica né al mondo del giornalismo".

Il Comitato di redazione del Giornale in serata scrive: "Volevano

toglierlo di mezzo e ci sono riusciti. Alessandro Sallusti sarà privato della sua libertà, non importa se agli arresti domiciliari o in carcere: d’ora in poi non ci sarà più un direttore Sallusti ma un detenuto Sallusti".

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