Lo sceriffo antitaliano che fa strage di leggi

In nome della morale il ministro della Difesa indiano, Ak Antony, cancella diritti e commesse. Soprattutto nostre

Gli indiani lo chiamano «Saint Antony», per il suo chiodo fisso di avere le mani pulite. La comunità internazionale preferisce «Mr Clean». La verità è che il ministro della Difesa indiano, AK Antony, per mantenere l'aurea di integerrimo fa carne di porco di leggi, regolamenti e consuetudini. E ha sempre condannato senza appello i marò, ma il suo sport preferito è compilare la lista nera delle aziende straniere che non gli vanno a genio e stracciare contratti o impegni, a cominciare da Finmeccanica.
Un articolo del settimanale di settore Defence-Aerospace rivela i «vizietti» di Antony, che non è amato neppure dalle sue forze armate. I militari lo accusano di aver bloccato con le manie in stile Di Pietro le commesse cruciali per rinnovare il potente esercito indiano.

Fin dall'inizio del caso marò il ministro della Difesa aveva già fatto capire che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone fossero sicuramente colpevoli della morte dei due pescatori morti al largo del Kerala. Il 28 febbraio 2012 sentenziava che «il caso sta procedendo nella giusta direzione e non abbiamo intenzione di cedere alle pressioni dell'Italia». Neppure nascondeva l'evidente collusione elettorale. Antony cominciò la carriera politica proprio nel Kerala, che poi lo ha proiettato ai vertici del governo a Delhi.

Nel marzo di un anno dopo, quando il premier Mario Monti si piegava rispedendo i marò a Delhi, il ministro della Difesa ha rincarato la dose: «La questione è stata risolta, senza molti problemi, con il deciso atteggiamento assunto dalla Corte Suprema» dichiarava Antony riferendosi alla minaccia di arrestare il nostro ambasciatore se i marò non fossero rientrati.
Peccato che la Corte suprema ha tirato le orecchie anche ad Antony per la sua mania di bloccare i contratti e le aziende straniere solo sospettate di irregolarità senza attendere neppure il primo verdetto di un tribunale.
Secondo Defence-Aerospace il ministro delle Difesa nel 2010 aveva «raccomandato la lista nera» per sei fornitori sulla base di «illogiche gratificazioni». Si trattava di compagnie di Singapore, israeliane, russe ed indiane. Antony, come nel caso marò, si è accanito sul famoso contratto per gli elicotteri dell'Agusta Westland. Poi il fuoco sacro del ministro ha colpito la Whitehead Alenia Sistemi Subacquei, sempre del gruppo Finmeccanica: «Ha bloccato il contratto dei siluri già vinto - scrive Defence-Aerospace - pochi giorni dopo l'approvazione del 23 dicembre».

L'ultimo schiaffo nei confronti di Finmeccanica è stato mettere al bando le società del gruppo dall'esposizione Defexpo del 6 febbraio a Delhi, praticamente all'ultimo minuto.
I politici indiani «soprattutto in tempi pre-elettorali come questi - scrive Defence-Aerospace - lucidano le loro credenziali anti-corruzione attaccando i fornitori esteri». L'abile arte del doppio binario Antony l'ha utilizzata pure con i marò da due anni trattenuti in India. Per la sua dozzina di caschi blu accusati di nefandezze nella guerra in Congo ha chiesto un'inchiesta esemplare, ma in India, dove sono velocemente rientrati.


I soliti complottisti pensavano che avessimo barattato la pelle dei marò con gli elicotteri. In realtà, due anni dopo, ci troviamo con Latorre e Girone al punto di partenza e le nostre migliori aziende sono nel mirino di «Saint Antony».
www.faustobiloslavo.eu

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