Scola ridisegna la mappa del potere ambrosiano

Scola ridisegna la mappa del potere ambrosiano

di In curia i rumors giravano già da settembre, il mese che ha visto l’ex patriarca di Venezia Angelo Scola arrivare a Milano per sostituire il cardinale Dionigi Tettamanzi. Ma ora è ufficiale, giovedì nel corso della messa crismale, Scola annuncerà il «giro di fieno» in curia, il cambio tra i suoi primi collaboratori di piazza Fontana.
Da tempo Scola si è privato di monsignor Franco Giulio Brambilla, vicario per la cultura diventato vescovo di Novara. Il nome del sostituto è ancora top secret, anche se molti credono che questa casella possa venire occupata da Pierangelo Sequeri, apprezzato teologo, musicista e scrittore. Cambierà anche il vicario generale, incarico ricoperto oggi da Carlo Radaelli. Tra i nomi che circolano ci sono quelli di Carlo Faccendini, vicario per la scuola e don Luca Bressan, docente presso il seminario di Milano e presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale. E sembra che sia in procinto di lasciare anche il vicario per la città di Milano Erminio De Scalzi, nonostante sia contestualmente abate di Sant’Ambrogio e responsabile dell’evento delle Famiglie che vedrà il Papa a Milano ai primi di giugno 2012 e delegato a Expo 2015. Di certo c’è un fatto: ogni cambio sarà reso effettivo soltanto il 29 giugno, festa dei santi Pietro e Paolo. Da giovedì a fine giungo, insomma, vecchi e nuovi lavoreranno assieme.
Le nomine dicono di una diocesi che Scola fa sempre più sua. Beninteso, il feeling con Tettamanzi è stato totale in questi mesi. Scola ha fatto sue tutte le iniziative già avviate dal suo predecessore, seppure il suo mandato sulla cattedra di Ambrogio soffrisse di una governance curiale molto indipendente e ancora legata parecchio alla poliedrica personalità del cardinale Carlo Maria Martini, predecessore di Tettamanzi e oggi in pensione in un grande centro gesuitico di Gallarate. Il legame con Tettamanzi è stato proficuo per la risoluzione del «caso Toniolo». Anche qui Scola ha imposto la sua linea. Ha resistito, come prima di lui Tettamanzi, alle richieste della Santa Sede che voleva un suo uomo di fiducia alla presidenza della cassaforte dell’Università Cattolica di Milano, appunto l’Istituto Toniolo. E recentemente, divenuti i tempi maturi, è subentrato in prima persona alla presidenza. Da qui sarà più semplice, per lui, gestire l’altra nomina clou attesa in diocesi: il nuovo rettore dell’Università Cattolica. Lorenzo Ornaghi resterà senz’altro in carica fino al 3 maggio, il giorno in cui Papa Benedetto XVI andrà a fare visita al Gemelli. Dopo si dimetterà e partirà il procedimento elettorale per l’Università. Un procedimento che dovrebbe concludersi prima dell’arrivo, a fine maggio, del Papa a Milano per l’incontro mondiale delle famiglie.
Chi andrà al posto di Ornaghi? «In curia - dicono fonti informate - il nome ripetuto con maggiore insistenza è quello di Antonella Sciarrone Alibrandi, classe 1965, giurista che dirige Educatt (i pensionati dell’ateneo) ed è membro dell’organo di arbitrato di Banca d’Italia a Milano». Ma in verità nulla sembra essere ancora deciso. Di certo c’è un fatto: Scola è chiamato ad agire con oculatezza, senza farsi schiacciare (così è riuscito a fare anche nei suoi precedenti incarichi, non solo a Venezia ma anche a Roma quando era rettore della Pontificia Università Lateranense) dall’etichetta di presule ciellino.
A febbraio fu Franco Monaco, già presidente dell’Azione cattolica ambrosiana (e capo ufficio stampa della Cattolica), attuale deputato teodem del Pd, ad attaccare sulla cronaca milanese di Repubblica il movimento fondato dal sacerdote brianzolo Luigi Giussani. Non ce l’aveva tanto con le vicende che hanno visto esponenti di Cl impelagati nelle vicende del San Raffaele, quanto con la natura stessa del movimento: «Al fondo del machiavellismo - ha scritto - forse, non sta solo la debolezza degli uomini, la loro natura ferita dal peccato, ma anche un’idea del cristianesimo e della chiesa e del loro rapporto con la società sulla quale meriterebbe riflettere». Milano in questo senso non è una diocesi facile, il cattolicesimo ambrosiano infatti muove da radici differenti da quelle cielline.
Per molti osservatori Milano sarebbe per Scola non altro che un trampolino per il papato. Per chi conosce invece il cardinale brianzolo, Milano sembra essere più che altro per lui l’occasione per far tornare la diocesi (almeno nelle intenzioni) ai fasti di san Carlo Borromeo, quando i fedeli accorrevano in massa per ascoltare le sue omelie.

Qualcosa di simile, in sostanza, a quanto capitato in questi venerdì di quaresima a Milano. Scola ha risposto su Telenova, emittente locale legata alla diocesi, alle domande dei fedeli e inaspettatamente ha strappato il primato di ascolto alle altre emittenti locali.

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