
«Se Trump è un No Global allora non lo eravamo noi vent’anni fa, che infatti volevamo un’altra globalizzazione, diversa da quella liberista, ma non volevamo distruggerla». Vittorio Agnoletto, medico e attivista, ci tiene a mettere i puntini sulle i su Trump, globalizzazione e tutti quei movimenti che hanno terremotato l’inizio del millennio.
Innanzitutto Agnoletto, che fine ha fatto? Di cosa si occupa oggi?
«Continuo a fare il medico, insegno "Globalizzazione e politica della salute" all’Università di Milano, conduco da dieci anni una trasmissione su Radio Popolare e ho una newsletter che si chiama “Diritti in salute“».
Vent’anni fa la globalizzazione e le sue problematiche erano un tema in cima all’agenda politica. Se ne parlava tantissimo, poi anni di silenzio. Come mai?
«All’inizio del Duemila c’era un grande movimento che non era contro la globalizzazione, ma contro questa globalizzazione neoliberista che metteva al centro il profitto di pochi contro il diritto dei tanti. Questo movimento è stato poi fortemente represso dal punto di vista politico e mediatico: la destra si è schierata col neoliberismo e la sinistra, in Europa, si è illusa di poter guidare la globalizzazione».
E lei allora, tra le altre cose, era portavoce del "Genoa social forum". Contestualizziamo...
«In quel momento le tre strutture che nessuno aveva eletto che cercavano di governare il mondo erano l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), la Banca Mondiale e il Fondo monetario internazionale. Il G8 era la regia di tutto questo».
Temi che sono tornati di grande attualità...
«Quello che noi dicevamo allora, purtroppo, si è totalmente realizzato».
Però alcuni degli obiettivi che avevate voi allora sembrano essere gli stessi di Donald Trump che, infatti, da molti osservatori viene definito come No Global.
«Voi giornalisti ci avete definito No global, io ho scritto addirittura un libro che si intitolava Prima persone. Le nostre ragioni contro questa globalizzazione. Voi lo avete chiamato No Global, ma il nostro era un movimento assolutamente globale. Noi mettevamo al centro i diritti umani universali e la lotta per il futuro dell’umanità, le politiche di Trump hanno una logica completamente diversa: al centro c’è solo il business. Il protezionismo è un’altra faccia del neoliberismo».
Quindi Trump è più No Global di quanto lo eravate voi...
«No. Il nostro movimento era per i diritti universali per tutti. Per Trump invece prima di tutto ci sono gli statunitensi e i miliardari. Due logiche totalmente in contraddizione».
Ma i nemici del miliardario Trump sono gli stessi dell’allora “popolo di Seattle“?
«Sì, ma lui li critica nella direzione opposta rispetto a noi.
Lui difende la globalizzazione delle multinazionali che evadono. Lui vuole il dominio della fascia sociale più alta della nazione più potente. Il nostro era un approccio completamente diverso. Trump è ancora assolutamente neoliberista e quindi globalista».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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