Se i medici scelgono al posto dello Stato

Il dibattito sul fine vita: arriva un parere della Consulta

Se i medici scelgono al posto dello Stato
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Sospesi. L'ultima parola spetta ancora ai medici e non ne sono affatto contenti. Non è neppure difficile capire il perché. Questi uomini in camice bianco per vocazione o per mestiere si sbattono per curare gli umani, fin dove è possibile, fino ai limiti della scienza e della coscienza, con un antico giuramento, quello di Ippocrate, che si scioglie con l'ultimo respiro. Da lì in poi è metafisica e si aprono altre porte, sul nulla o sul tutto, e destini insondabili. Alla morte ci si abitua, ma ti resta attaccata quando devi darla tu. La scelta è sovrumana, troppo fragile per le spalle di ognuno di noi.

La Corte Costituzionale è stata chiamata, ancora una volta, a dare un sostegno normativo: dove finisce l'accanimento terapeutico? I giudici sono stati tirati in ballo per l'aiuto fornito a dicembre 2022 da Marco Cappato che, con un'azione di disobbedienza civile, ha accompagnato in Svizzera Massimiliano, affetto da sclerosi multipla, perché potesse ricorrere al suicidio assistito. Massimiliano non dipendeva da un «trattamento di sostegno vitale» ma la sua sopravvivenza era legata all'assistenza totale di terze persone. Non bastava insomma staccare la spina. La Consulta non ha dato una risposta netta, ma qualcosa ha detto. Ha allargato il confine dei di quelli che sono definiti «trattamenti di sostegno». Non solo i macchinari salvavita o l'intervento tecnico, ma anche l'assistenza continua di chi non fa parte del personale sanitario.

Questa sentenza scandalizzerà chi considera l'eutanasia un omicidio e non accontenta del tutto chi considera la «dolce morte» un sentimento di pietas. I giudici non a caso tornano a ricordare che non tocca a loro dare una risposta precisa. Su questo tema, profondo e difficile, c'è un vuoto legislativo che il Parlamento non ha il tempo e la voglia di riempire.

Servirebbe una legge, ma a quanto pare la politica trova molto più comodo girarsi dall'altra parte. Chi te lo fa fare di parlare di morte? Meglio lasciare ai preti e ai filosofi queste questioni. La legge dovrebbe dire che nessuno ha il diritto di valutare il dolore degli altri. È che ci vuole coraggio.

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