Segni: "I cattolici? Si sentono più vicini alla Meloni che alla Schlein"

L'ex democristiano, Mario Segni, che ha segnato la vita politica della Seconda Repubblica, spiega che è impossibile rifare la Dc e che per i cattolici non esiste un partito di riferimento

Segni: "I cattolici? Si sentono più vicini alla Meloni che alla Schlein"

"Il cattolico non può che essere rispettoso delle diverse scelte dei cittadini e ha il diritto di pretendere altrettanto rispetto per le proprie idee e di professarle pubblicamente. Il ddl Zan, per esempio, non rispettava questo diritto". L'ex democristiano Mario Segni, interpellato da ilGiornale.it, entra così nel dibattito sul futuro dei cattolici in politica.

Dopo la vittoria della Schlein, però, Beppe Fioroni ha lasciato il partito. C’è ancora spazio nel Pd per i cattolici?

“È una domanda difficile, che sinceramente, non mi aspettavo. Fioroni ha lasciato perché, secondo lui, il Pd è diventato un partito di sinistra classico. Il problema del voto cattolico è più complesso. Il cattolico deve rispettare le scelte personali della Schlein, ma deve pretendere altrettanto rispetto per le sue idee e i suoi comportamenti”.

Alla luce di questo, per gli elettori cattolici esiste un partito di riferimento nel quale si possono riconoscere?

“L’unità politica dei cattolici è finita con la fine della Dc e con l’avvento del bipolarismo che contrappone due schieramenti che devono necessariamente comprendere al loro interno un pezzo del voto cattolico. La Democrazia Cristiana ha avuto un grande storia, ma nel mondo di oggi non vedo e non esiste un partito di riferimento per i cattolici, i quali avrebbero il dovere di riscrivere la storia di quel nobile partito e colmare una lacuna importante. Ritengo impossibile rifare la Dc”.

A capo dei principali partiti italiani ci sono due donne. È una novità storica per il nostro Paese?

“Certamente ed è un elemento positivo e di modernità. È il superamento di una situazione sociale che non esisteva solo in Italia. Lo ritengo, dunque, un fatto storico”.

La Meloni, leder di Fratelli d’Italia, è alla guida del Paese. La Schlein, invece, guida il Pd. Le elezioni, dunque, non si vincono più al centro?

“No. Le elezioni, oggi, si vincono sulla capacità di offrire una proposta ragionevole e concreta e se si dà la sensazione di poterla realizzare. Oggi, infatti, vi è una crisi di credibilità del mondo politico che investe sia la destra sia la sinistra. Ribadisco, la sensazione è che vi sia una classe politica non preparata e non più in grado di realizzare i propri progetti”.

Che giudizio dà dell’una e dell’altra?

“Sulla Meloni, che conosco personalmente, do un giudizio positivo dei primi mesi di governo e credo che oggi sia nell’interesse dell’Italia che il governo duri. C’è stata una vittoria chiara e gli italiani si aspettano che duri per tutto il mandato. Sulla Schlein è troppo presto per dare un giudizio. Per il momento vedo sia entusiasmi sia grandi perplessità. Ma deve dare concretezza alle speranze politiche e sociali. Non è facile."

La Meloni spaventa meno i cattolici?

“Certo, la Meloni, come formazione personale, viene sentita più vicina dai cattolici. Schlein non pretende di rappresentare i cattolici. Ma il problema del mondo cattolico non è più quello di far governare un cattolico, ma affermare alcuni principi che sono più generali. La dottrina cattolica ci offre una chiara indicazione sulle scelte personali, su quelle politiche c’è una certa discrezionalità. Il vangelo non ci dice per chi dobbiamo votare”.

Il Terzo Polo può davvero trarre vantaggio dalla vittoria della Schlein?

“È probabile, ma non credo a una grande prospettiva per il Terzo Polo. Mi pare difficile che possa vincere le elezioni perché, ormai, l’impronta bipolare in Italia è forte”.

Si torna, quindi, a un bipolarismo stile anni ’90, ma con una legge elettorale proporzionale…

“È vero e, infatti, la Meloni, secondo me giustamente, propone il presidenzialismo. Non bisogna, però, dimenticare che, in Italia, dal punto di vista istituzionale vi è una situazione anomala in quanto per i Comuni e per le Regioni vige un sistema presidenziale e che spinge al bipolarismo. La coalizione di centrodestra, infatti, nasce proprio perché governa una quindicina di Regioni. Credo che la proposta della Meloni sia quella che completa un quadro che, oggi, nelle Regioni e nei Comuni offre una politica migliore di quella nazionale”.

Passiamo alla politica estera. Da cattolico, qual è la sua posizione sull’Ucraina?

“Sull’Ucraina credo che un’attenta considerazione dei principi obblighi un cattolico all’opera più umanitaria che esista: aiutare gli aggrediti in tutti i modi, anche militarmente.

Questo non solo rientra nella concezione dei cattolici, ma anche tra i loro doveri perché l’aggredito va difeso. Vedo, però, un grande sbandamento tanto che Avvenire, il quotidiano dei vescovi, è apertamente schierato contro l’invio delle armi”.

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