Subito dopo il premierato, ecco che arriverà anche la riforma della giustizia, anche se tra un po'. Parola del ministro Carlo Nordio, che coglie l'occasione del forum della Fondazione Iniziativa Europa 2023 a Stresa (Novara) per annunciare quello che sarà il percorso parlamentare del prossimo provvedimento di stretta competenza del dicastero di via Arenula. Il Guardasigilli non ritiene proprio che il disegno di legge sull'elezione diretta del presidente del Consiglio da parte dei cittadini metta a tacere quella sulla giustizia, ma piuttosto che "la posticipi. Noi abbiamo l'ambizione di durare tutta la legislatura - sostiene Nordio -. Quindi i tempi per la riforma costituzionale del premierato e il referendum sarebbero compatibili con una riforma costituzionale sulla giustizia che potrebbe essere presentata nei primi mesi dell'anno prossimo e quindi non viaggiare in modo parallelo ma immediatamente successivo".
Il progetto del governo Meloni riguardo alla giustizia è chiaro ed evidente da più di un anno, ovvero da quando la coalizione di centrodestra aveva presentato il proprio programma unitario: la separazione delle carriere in magistratura, che richiede una nuova legge costituzionale "che non si può improvvisare". Nordio ha spiegato di guardare al sistema britannico, dove "il pubblico ministero è indipendente ma è l'avvocato dell'accusa e non ha un potere sulla polizia giudiziaria".
Nel complesso, l'ex procuratore di Venezia è "soddisfatto su come stiamo andando nel cronoprogramma. Abbiamo ridotto del 15%-20% gli arretrati". Tuttavia adesso il suo esecutivo si auspica che il Parlamento approvi nei prossimi mesi "le cinque riforme epocali" che il suo ministero ha presentato, "tra le quali l'abolizione dell'abuso di ufficio, sulla custodia cautelare, sulle intercettazioni, sulla quale faremo un lavoro più globale in futuro e quella sulla informazione di garanzia". Tutta una serie di riforme costituzionali "che si possono fare in questa legislatura se come penso durerà cinque anni".
C'è poi anche spazio per tornare su un tema "spinoso" come la reintroduzione dell'immunità parlamentare: "Non parliamone più", è un la supplica scherzosa del ministro Nordio ai cronisti presenti. "Per l'amore del cielo, non si dica che sono a favore alla reintroduzione altrimenti non dico che cade il governo ma succede un pandemonio", ha poi sottolineato il Guardasigilli, che ha ricordato di aver detto in passato che "era stata introdotta non dal bandito Mussolini ma da Togliatti, De Gasperi, Nenni, Terracini e Saragat, padri costituenti, di fronte ai quali ci inchiniamo con reverente nostalgia".
L'immunità parlamentare "era attribuita alla dignità e alla forza della carica, perché si temeva, cosa che poi è avvenuta, che l'interferenza di un altro potere potesse condizionare la politica". Insomma: "Non se ne parli. Mi sono limitato a dire la ragione per cui era stata introdotta e da chi", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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