Le attenuanti del tempo per Elly Schlein stanno terminando. Gli ultimi passi falsi del nuovo corso del Partito democratico sono stati giustificati dall'elezione troppo ravvicinata delle primarie, un elemento che rendeva impossibile giudicare il vero impatto (positivo o negativo) del nuovo segretario. Ma la situazione all'interno del Pd continua a essere ingarbugliata e caotica: tra le fila della minoranza giorno dopo giorno cresce l'insofferenza perché si ritiene troppo debole e poco chiara la direzione indicata dal vertice del Nazareno, che invece dovrebbe tracciare una rotta ben definita.
L'avvertimento di Bonaccini
Non possono passare inosservate le parole pronunciate recentemente da Stefano Bonaccini, che ieri sera è intervenuto in occasione della festa dell'Unità a Roma. Il governatore dell'Emilia-Romagna ha mandato un segnale chiarissimo a Schlein, ricordando che le primarie non hanno affatto fornito una maggioranza bulgara a suo favore: "Non è che tutto il popolo delle primarie ha votato quella mozione". Ha escluso l'ipotesi di dare vita a correnti interne, ma allo stesso tempo ha ribadito quanto sia importante agire tenendo in considerazione che "c'è una parte che ha votato alle primarie e aveva scelto un'altra opzione".
Le parole di Bonaccini suonano come una sorta di avvertimento: è giusto costruire un nuovo percorso guidato da Schlein, ma non può finire nel dimenticatoio quella fetta del popolo del Partito democratico che alle primarie hanno sostenuto la sua casa. Il che fa il paio con le lamentele, a taccuini chiusi, della minoranza interna secondo cui il neo-segretario si starebbe muovendo con poco confronto e con scarsa chiarezza.
Non a caso per i dem non è un buon momento. A certificarlo sono i sondaggi che danno il Pd in calo: l'effetto Schlein sembra già essere finito e, anzi, con il passare delle settimane sembra assumere la fisionomia di un vero e proprio boomerang. Resta presente l'ombra di addii e di una fuga da parte dei riformisti e dei cattolici, evidentemente non proprio soddisfatti alla luce di questi primi mesi in cui il Partito democratico non è riuscito a rilanciare le proprie sorti.
I malumori nel Pd verso Schlein
A testimoniare il periodo di grande caos è l'ultimo psicodramma sulla maternità surrogata che ha mandato in tilt il Pd. I dem hanno deciso di non decidere, preferendo posizionarsi su una linea di ambiguità e mettendo in mostra tutte le spaccature sui temi etici: l'ala cattolica ne fa una questione di principio assoluta, mentre quella più aperturista sarebbe a favore di un'accelerazione. Il risultato? Un totale immobilismo che rende il Partito democratico ancora più debole e dilaniato agli occhi dell'opinione pubblica.
Non mancano delle sferzate. Graziano Delrio, intervistato dal Corriere della Sera, ha ribadito la sua netta contrarietà alla gravidanza per altri bollandola come una pratica "in cui non c'è nulla di umanità e non c'è rispetto dei diritti del figlio" e annotando che il diritto alla genitorialità "non può essere ridotto a una logica di mercato". Da qui l'appello ai dem a esprimersi "con chiarezza" su un tema tanto delicato quanto importante.
L'ex ministro non si è limitato a esprimere una sua linea di pensiero per quanto riguarda la Gpa, ma è stato interpellato anche sui primi mesi a guida Schlein: sicuramente non si può fare un'analisi finale e conclusiva, ma ha posto l'attenzione sul fatto che "da qui alle Europee serve un cambio di marcia nella proposta per il Paese". A tal proposito ha citato gli esempi di una legge sull'immigrazione e del concetto di sanità pubblica. "Servono pensieri di più lunga durata. Ad oggi il salto di qualità ancora non lo abbiamo compiuto, e va fatto insieme", è stata la bordata.
A Schlein è arrivato un messaggio eloquente dalla minoranza: l'ascolto delle istanze e una linea politica chiara sono le uniche ricette per cercare di salvare la barca. Che, allo stato attuale, rischia di affondare con tutto l'equipaggio a bordo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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