Dallo scorso 11 luglio l’ex ministro della Giustizia Paola Severino è in Puglia insieme a tutta famiglia. Per garantire la sua incolumità le è stata assegnata una doppia scorta di polizia penitenziaria composta da quattro unità per turno e due mezzi protetti, inviati dal provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria di Bari nonostante la carenza di organico.
"Preoccupano le spese che bisogna sostenere per il soggiorno della scorta in albergo e ristoro, strutture ristoranti, oltre all’utilizzo del budget per il lavoro straordinario e per il pieno trattamento missione", ha denunciato il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Cosp, Mimmo Mastrulli, chiedendo l’apertura di una inchiesta parlamentare e ministeriale. Sull’uso della scorta c’erano già state alcune polemiche quando la Severino era ministro. L’ex Guardasigilli aveva assicurato che, una volta terminato il mandato, avrebbe tenuto la scorta solo per tre mesi e non per un anno, come normalmente previsto per gli ex ministri. Tre mesi che, di fatto, sono ancora in corso dal momento che il governo guidato da Enrico letta ha giurato il 28 aprile. "Non posso rinunciare alla scorta", ha replicato la Severino ricordando che, quando si trovava al dicastero di via Arenula, ha sempre avuto grande attenzione al risparmio e alla razionalizzazione della spesa pubblica, specialmente in momenti di grave crisi economica. "Da comune cittadina, quale oggi sono, mi ritrovo a subire una limitazione della libertà personale che per mia natura mi riesce difficile accettare", ha continuato l’ex Guardasigilli ricordando che, senza alcuna possibilità di rinuncia da parte dell’interessato, un ministro della Giustizia deve essere sempre accompagnato da una scorta di sicurezza di primo livello anche nei tre mesi successivi alla cessazione del suo incarico. Un termine, quest’ultimo, ridotto rispetto agli originari dodici mesi grazie a una iniziativa della stessa Severino e condivisa con l’allora ministro dell’interno Annamaria Cancellieri. "Allo scadere dei tre mesi, non ancora trascorsi nel mio caso - ha comunque ribadito - toccherà al comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica valutare un eventuale prolungamento del livello di sicurezza, indipendentemente da ciò che io possa volere o preferire, perché così prevede sempre la norma. Cosa che un sindacalista della polizia penitenziaria dovrebbe ben conoscere".
Le dichiarazioni del Cosp hanno mandato su tutte le furie anche il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Tamburino dal momento che non solo non corrispondono alla verità, ma svelano anche gli spostamenti privati di una persona esposta a rischio. Non solo. La protezione assicurata dal provveditorato regionale della Puglia all’ex ministro è svolta con le stesse modalità previste dai provvedimenti adottati dagli organi centrali competenti in tema di sicurezza.
"La sottoposizione a tutela non è nemmeno rinunziabile dal soggetto esposto a rischio", ha concluso il capo del Dap rilevando "una grave caduta di stile che si riflette negativamente sugli sforzi compiuti ogni giorno ed in ogni momento da decine di migliaia di agenti, con spirito di servizio e profonda abnegazione".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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