Sinistra muta sui violenti. Minacce ora sul 25 aprile

Centri islamici e opposizione in silenzio sugli scontri. Piantedosi: "Nuove misure a tutela degli agenti"

Sinistra muta sui violenti. Minacce ora sul 25 aprile
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Non vedono le minacce alla premier, non sentono gli slogan che invocano la distruzione di Israele, non condannano le violenze.

È un ennesimo «day after» di cecità e silenzi, a sinistra, dopo la manifestazione «pro Pal» di sabato a Milano, segnata da disordini, danni alle vetrine e da una scritta con lo spray rosso contro la presidente del Consiglio («Spara a Giorgia»).

Per gli scontri con le forze dell'ordine sei persone sono state denunciate: cinque uomini e una donna indagati a piede libero e accusati di resistenza a pubblico ufficiale; uno di loro è stato denunciato per danneggiamento e un altro anche per il possesso di un coltello a serramanico. Per tutti la questura ha disposto il Dacur (divieto di accesso aree urbane) e tre hanno avuto il foglio di via da Milano.

Gli organizzatori della manifestazione (comunità palestinesi lombarde e sigle varie del sindacalismo di base, Cub, SiCobas e Adl) annunciano una conferenza stampa e con una nota accusano le forze dell'ordine, parlando di una «provocazione poliziesca» che avrebbe «direttamente attaccato il corteo a suon di manganelli». Il ministro Matteo Piantedosi ha difeso gli agenti, esprimendo «apprezzamento» al questore per il servizio, parlando di «vergognosi attacchi di delinquenti contro le forze dell'ordine» (riferito agli scontri di Milano, oltre che agli ultrà di Roma) e annunciando nuove misure a tutela degli agenti (273 feriti in un anno d manifestazioni, con un aumento del 127%)

La lettura del mondo antagonista, come detto, si aggrappa alla retorica della «repressione» di Stato. Per capire il livello di delirio ideologico delle frange estremiste, intanto, basterà ricordare che nella pancia del corteo giravano i volantini del «Soccorso rosso» che dipingono i brigatisti rossi come eroi.

Eppure, i deliri degli antagonisti non sorprendono quanto i silenzi della sinistra ufficiale. Con l'unica eccezione di «Italia viva» e del sindaco di Milano Beppe Sala, la sinistra non condanna le minacce alla premier e ignora le parole d'odio scandite negli slogan e impresse sui cartelli. Tacciono i partiti che in quella piazza c'erano con striscioni e delegazioni, come Avs e 5 Stelle. E tacciono i centri islamici Ucoii che al corteo hanno aderito insieme alle sigle della galassia giovanile e studentesca degli arabo-palestinesi in Italia.

Un po' tutti si affidano alla rappresentazione autoconsolatoria di «minoranze» scriteriate che avrebbero rovinato «la festa» dei più. Ma fingono di non vedere che è dall'odio che nasce la violenza. Circa 10mila i partecipanti di sabato. E non si sono sentiti slogan per la pace o a favore dei palestinesi che in questi giorni scendono in piazza contro Hamas. Pochi chiedevano il cessate il fuoco, molti invocavano la vittoria sul nemico «sionista», la «distruzione» o «l'abbattimento» dello Stato ebraico. I violenti erano una minoranza, gli odiatori no. E la sinistra sembra incapace di porre argini. È con questo clima di settarismo e ambiguità che Milano, e il Paese, si avvicinano al 25 aprile che celebrerà gli 80 anni della Liberazione. Con quali intenzioni lo faranno gli estremisti è facile capirlo: «Rispediamo al mittente tutti gli appelli alla pacificazione» si legge in un volantino dei Carc, l'inquietante sigla che si ricollega al ciarpame ideologico da anni Settanta. «I guarrafondai, gli agenti sionisti e i complici del genocidio in Palestina vanno cacciati da ogni piazza in cui proveranno a mettere fuori la testa, a partire dalla piazza del 25 aprile» avvertono. E quando dicono «agenti sionisti» intendono gli ebrei che non prendono le distanze da Israele.

Dalle forze dell'ordine, intanto,

gli organizzatori hanno ricevuto segnali preoccupati su un 25 aprile complicato, come quello dello scorso anno, quando dalla contestazione alla Brigata ebraica si è passati all'aggressione vera e propria, con due feriti.

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