"Non possiamo essere l'unico Paese europeo che non può espellere la gente". Matteo Salvini è tornato a parlare di politiche migratorie, stavolta con un nuovo riferimento polemico alle vicissitudini giudiziarie che nelle ultime settimane hanno ostacolato l'applicazione dei provvedimenti governativi sulla materia. "Se anche a Bologna, come in altri tribunali, i giudici, invece di fare politica, applicassero le leggi, ci darebbero una mano per rendere le città più sicure", ha affermato il vicepremier e segretario della Lega, a margine di un evento elettorale a Bologna.
Facilmente comprensibile il riferimento del leader leghista alla decisione del tribunale di Bologna di rinviare alla Corte di giustizia dell'Unione europea il decreto Paesi sicuri, nell'ambito di un ricorso promosso da cittadino del Bangladesh che aveva richiesto la protezione internazionale. "Approviamo delle leggi per semplificare e accelerare l'espulsione degli immigrati irregolari. Il problema non è di scontro tra politica e magistratura, piazza o non piazza. Se c'è qualche giudice a Bologna, a Palermo, a Milano o a Roma che smonta le leggi approvate da governo e Parlamento perché dice 'non puoi espellere un egiziano, un tunisino o un bengalese', li ospitassero a casa loro, detta molto banalmente", ha tuonato il vicepremier intervenendo proprio dalla città delle due torri per la presentazione dei candidati del Carroccio alle regionali in Emilia-Romagna.
Già nei giorni scorsi l'esponente di governo si era espresso in tono polemico contro le decisioni di alcuni giudici. E aveva attaccato: "Se qualcuno, invece di essere in tribunale, si sente nella sede di Rifondazione comunista, si tolga la toga, si candidi alle elezioni e faccia politica. Non possono esserci giudici che smontano la sera quello che altri fanno la mattina". E ancora: "Siamo anche stufi di lavorare, come ci chiedono i cittadini, per portare più sicurezza, per avere poi qualche giudice comunista, questo è, che ritiene che i confini non servano e che le leggi non servano, e che ognuno ha diritto a fare quello che vuole".
Da Bologna, Salvini ha parlato anche di scioperi, mettendo in guardia il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. "Quelli che sta organizzando non sono scioperi. Lui l'ha detto e ribadito oggi, invita alla rivolta sociale. Poi siamo noi quelli estremisti, sovranisti, fascisti.
È pericoloso un signore che dice di rappresentare milioni di italiani e poi invita alla rivolta sociale, perché se domani a Bologna succede qualcosa chi paga i danni? Perché poi la rivolta sociale la pagano i commercianti con le vetrine imbrattate", ha scandito il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture.
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