Solo canzonette (da dimenticare)

Non sappiamo se questo Festival di Sanremo sarà ricordato come quello "contro la destra". Probabilmente verrà dimenticato, come lo sono tutti quelli precedenti.

Solo canzonette (da dimenticare)

Non sappiamo se questo Festival di Sanremo sarà ricordato come quello "contro la destra". Probabilmente verrà dimenticato, come lo sono tutti quelli precedenti. È stato il solito Sanremo quando al governo non c'è la sinistra; niente di particolarmente nuovo e sconvolgente. Come ha commentato un ministro, Daniela Santanchè, da che mondo è mondo, Sanremo attacca la destra quando è al governo, fa parte della sua tradizione, ma poi «chi se ne frega»? Certo, si può comprendere l'irritazione di chi viene sbeffeggiato e contestato. Così come condividere le perplessità di Silvio Berlusconi, nell'intervista a questo Giornale, quando afferma che non è sano mischiare politica, canzonette e comicità. Al Cavaliere questa formula non piace: e lo capiamo, visto che, quando guidava il governo, il Festival lo eleggeva a bersaglio principale di pezzi satirici, persino di canzoni, ma anche di monologhi seri. Eppure Berlusconi non se ne adontava: al massimo protestava qualche parlamentare, senza che diventasse un caso di Stato. E soprattutto senza alcuna voglia di censura. Il mondo dello spettacolo, del resto, è da molti decenni che guarda a sinistra, e non solo perché da noi è esistito il Partito comunista: basti pensare agli Stati Uniti, e a cosa successe contro Trump. Si può invertire questa tendenza? Forse, ma ci vogliono anni, se non decenni, e non a colpi di diktat, dirigismi e censure. Benigni fu lanciato non da Berlinguer ma da Renzo Arbore, che votava il Partito liberale. Non bisogna poi dimenticare che l'obiettivo principale di Sanremo non è fare politica ma fare cassetta, cioè audience e raccolta pubblicitaria. È l'evento cardine della Rai, secondo solo ai mondiali di calcio, che però sono ogni quattro anni. Per questo vive di polemiche, di provocazioni, di litigi e scontri più o meno creati ad arte, che ne sono il sale. La politica è solo una delle tante merci offerte nelle interminabili ore di trasmissione, una politica banalizzata, ridotta a chiacchiera progressista, senza spessore e profondità: politica spettacolo nel senso più deteriore del termine.

Perché i politici, che possiedono il senso della loro missione, dovrebbero immergersi in questo magma? Ma poi, alla fine, e soprattutto, il chissenefrega di Sanremo è ancora più giustificato sul piano della raccolta del consenso. Il Festival sposta voti verso sinistra? Non ci è mai riuscito e il risultato delle Regionali, domani sera, mostrerà che pure quest'anno andrà così. Alla fine, sono solo (brutte) canzonette.

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