La prima intervista da neosegretario dei giovani del Pd è già bella che su Youtube . Concluso il comizio sul Rumore della Carrà e avvicinato da una graziosa giornalista, Fausto Raciti, siciliano, classe 1984, si lancia in una sequela di buoni propositi per un futuro radioso e più rosso di prima. Di Monti non se ne può più, e poi dice che uno si butta a sinistra. Sentiamo. «Vogliamo crescere, allargarci, esprimere punti di vista, cambiare il modo di proporci, migliorare per fare proposte incisive. Crescere ». La reporter sembra volergli rovinare la festa. «Noi un vivaio? Che parola terribile. Non chiamateci così, siamo indipendenti! ». Più che il nuovo che avanza, il vecchio che indietreggia.
Immaginiamo la reazione del giovane militante che avrà spento il pc pensando a papà e a certi temibili racconti sulla balena bianca di piazza del Gesù.Raciti,faccia pulita e modi garbati non ha certo l’aria di chi guiderà le rivolte in fabbrica o manifesterà contro Obama alla prossima bomba che sgancia. Però sa il fatto suo. Già eletto nel 2008, quando alle primarie scalzò con il 77 per cento dei voti l’allora radicale Giulia Innocenzi,si è ripetuto al congresso di Siena incrementando le percentuali bulgare e intascandosi il secondo mandato con l’83 per cento delle preferenze. Applausi e tutti in piedi a ballare la Carrà d’annata. Non c’è gara e neanche democrazia nella giovane sinistra. Sembra proprio che l’ala verde del Pd si sia incagliata nei meccanismi dell’annunciato rinnovamento: niente primarie per il bene della sinistra.
Lo strumento di consultazione più amato dai democratici è stato accantonato per evitare rischi di manipolazioni (secondo indiscrezioni) seminandosconcerto tra i simpatizzanti e dubbi in quella parte di opinione pubblica interessatasi alla questione. La votazione dei delegati, a partire dai circoli passando per congressi provinciali e regionali, è giunta al gran consiglio di Siena dove ha trionfato Raciti, alla guida dei Gd in chiave bersaniana (l’avversario Brando Benifei era sostenuto dai franceschiniani) in un gruppo che sembra soffrire lo stesso correntismo dei grandi. Eppure il vivaio del Pd, un serbatoio di 48mila iscritti tra i 14 e i 29 anni, era nata sotto i migliori auspici: benedetta dall’allora segretario Veltroni e cullata nel sogno anagrafico. Ma la giovanile democratica sconta una dialettica costellata di tensioni, spesso ancorata ai giochi di partito dei grandi. Innocenzi c’era andata giù pesante: «L'unico posto al mondo in cui i giovani sono conservatori si chiama Giovani Democratici ». In rete, dove i Gd zoppicano vistosamente: solo 1157 seguaci su Facebook , appena 387 sul più modaiolo Twitter. Negli ultimi giorni è stato il web a confezionare l’ennesima sorpresa per i Gd. Un pezzo satirico firmato da Martina de Carli per L’Avanti ha fatto il giro della rete mettendo i virgulti rossi alla berlina. Ribattezzati «dalemasessuali», i Giovani Democratici «pensano all’articolo 18, non al tacco 12 e hanno deciso di non depilarsi le ascelle per ricordare l’insopportabile selva di contratti precari». Gli stessi che hanno «39 anni ma siamo ancora studenti democratici ». «Tutti con la barbetta e gli occhiali rettangolari ». Esilarante.
Ancora di più le
reazioni inconsulte di alcuni militanti che se la sono presa con la presunta reporter, accusata di essere «bionda» e «decerebrata ». Più che il rumore della Carrà qui servirebbe il centro di gravità permanente di Battiato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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